Vanna Iori

L’indifferenza ci rende complici: lettera da una professoressa

L’indifferenza ci rende complici: lettera da una professoressa
24/02/2023 | Categorie: Iniziative e convegni, Media Press, Minori


Hannah Arendt scriveva che la deresponsabilizzazione, il non vedere, il non udire, il non assumere la responsabilità, ci rende complici. Complici della violenza, dell’indifferenza, della brutalità. Complici degli orrori, piccoli e grandi, che si consumano nelle nostre vite e negli accadimenti della storia. Per questo mi ha colpito la polemica incomprensibile che si è scatenata dopo l’invio di una lettera da parte di una preside ai suoi ragazzi.

Il testo inviato da Annalisa Savino ai suoi studenti, per commentare le violenze compiute da alcuni militanti di Azione studentesca davanti a una scuola di Firenze, ricorda che “Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.” E aggiunge che “Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza”.
Si tratta di parole non solo fondate sulla storia, ma anche dal grande valore educativo, civile e morale. In un momento in cui aumenta la disaffezione alla cosa pubblica, il disinteresse per le sorti altrui, crescono la rabbia e la violenza, il richiamo alle radici costitutive del nostro vivere democratico e civile, dovrebbe chiamarci tutti in causa. E invece accade l’esatto contrario: si piega all’ideologia e alla politica anche un’accorata riflessione sulla necessità di combattere, partendo proprio dalle scuole, i mali di questo tempo. Mali che, in ogni epoca, hanno generato periodi bui forieri di dolore e paura. E che questo richiamo avvenga a scuola è importante perché le scuole sono il principale presidio democratico e culturale del Paese, i luoghi dove si dovrebbe somministrare l’antidoto all’indifferenza e all’ignoranza, i centri propulsivi della crescita di responsabilità e di etica delle nostre future classi dirigenti. Non condannare le violenze che si consumano davanti a questi luoghi educativi e, contestualmente, stigmatizzare chi cerca di richiamare, proprio contro la rabbia cieca e la prepotenza, ai valori della convivenza pacifica e democratica, produce un cortocircuito drammatico che inevitabilmente sfibra il tessuto politico e sociale di questo Paese dove troppe volte prevale l’indifferenza. Se si accetta di tacere di fronte alla violenza, per di più agita davanti a una scuola, ci si rende responsabili di un ulteriore degrado.
Oggi il presidente Mattarella ha pronunciato parole che, come sempre, illuminano questo tortuoso cammino, invitando i ragazzi a impegnarsi per la comunità contro la violenza perché bisogna rispondere con comportamenti positivi, per coltivare la civiltà nel nostro Paese. Ecco, oggi c’è bisogno che tutti, al di là della contesa politica, coltivino il seme della civiltà contro l’indifferenza di questo tempo oscuro. Lo dobbiamo a noi, ma soprattutto, ai giovani che meritano un esempio migliore per il futuro.



Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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