Vanna Iori

Ridare speranza ai malati oncologici

Ridare speranza ai malati oncologici
16/04/2021 | Categorie: Huffington Post, Media Press


In questo lungo anno e mezzo molte persone hanno dovuto fare i conti con le ripercussioni della pandemia sul sistema sanitario, con interventi chirurgici rinviati, esami e visite specialistiche cancellate, reparti ospedalieri che non hanno più potuto far fronte alla normale attività quotidiana.

Si tratta di una sorta di epidemia nell’epidemia che ha coinvolto migliaia di pazienti che hanno contratto neoplasie, malattie oncologiche, proprio nell’anno più drammatico che la sanità abbia dovuto affrontare. Dobbiamo mettere in campo una strategia per ripristinare in tempi rapidi quantomeno il livello di assistenza per i malati oncologici, garantito prima dell’emergenza sanitaria.

recenti dati diffusi da Agenas mostrano la dimensione di questo dramma: nel corso della pandemia sono andati perdute 52 milioni di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche. Parliamo di un calo del 30 per cento. In Italia, durante questo ultimo anno e mezzo, sono stati effettuati il 22 per cento in meno di interventi per il cancro al seno, il 24 per cento in meno per quello alla prostata e il 32 per cento in meno per quello al colon. In Lombardia, una delle regioni più colpite ma anche una di quelle con i centri migliori per la cura dei tumori, i numeri sono ancora più gravi. E fanno riflettere.

L’epidemia da Covid ha messo a dura prova la capacità di risposta e di resilienza dei sistemi sanitari a livello regionale, mettendo a rischio il lavoro di prevenzione e controllo dei tumori che è lo strumento primo che abbiamo a disposizione per combatterli.

In questo quadro, le disuguaglianze si sono allargate, creando un solco sempre più profondo tra le persone abbienti e con livelli di istruzione più elevati che hanno potuto ricorrere alla prevenzione e alla diagnostica offerta dai centri privati e i più fragili che non hanno potuto accedere ai percorsi di screening pubblici. Si tratta di un fatto grave con cui dovremo fare i conti; un vulnus che mi auguro sarà sanato con la nuova ripresa impressa al piano vaccinale.

Un primo obiettivo, dunque, è mettere in campo una strategia per ripristinare in tempi rapidi quantomeno il livello di assistenza per i malati oncologici, garantito prima della pandemia. Perché il covid è arrivato come uno tsunami su un sistema che mostrava già delle carenze strutturali e dei ritardi nell’adeguamento tecnologico e di processo del servizio sanitario nazionale in ambito oncologico.

Un sistema in cui vi sono enormi differenze territoriali; differenze che l’epidemia non ha fatto che ampliare. Pensiamo, per esempio, alla telemedicina che sarà una delle chiavi della sanità del futuro e il cui sviluppo è legato alla digitalizzazione dei servizi e alla diffusione dell’innovazione. Proprio la telemedicina offre la misura della grande variabilità territoriale nell’ambito del servizio sanitario regionale.

Nei prossimi mesi dovremo compiere il massimo sforzo per ridare speranza ai vulnerabili. E, in particolare, per quanto riguarda i pazienti oncologici bisognerà agire in fretta. Intervenire subito.

Dobbiamo quindi perseguire questo impegno comune: migliorare l’assistenza dei malati oncologici attraverso un nuovo Piano nazionale, il potenziamento delle reti territoriali, la promozione degli screening, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, la modernizzazione della dotazione strumentale e tecnologica per gli screening diagnostici, per le attività chirurgiche e per la radioterapia, il potenziamento della sanità digitale, gli investimenti in ricerca e il sostegno psicologico ai malati oncologici come previsto dai LEA.

Questi pazienti e le loro famiglie, oltre alle cure sanitarie, hanno bisogno di un supporto emotivo costante che contenga anche i dolori dell’anima e la fragilità di dover affrontare una malattia che mette a rischio la vita e prevede terapie dolorose da tutti i punti di vista.

L’oncologia nel nostro Paese è ambito in cui emergono molte eccellenze, sia in campo clinico che in quello della ricerca scientifica. Possiamo migliorare dal punto di vista organizzativo. E abbiamo le competenze per farlo. Ma occorre investire sull’assistenza territoriale. Perché solo un’idea comunitaria di sanità riuscirà a garantire, a tutte le persone, di affrontare la malattia oncologica con percorsi che tengono conto dei loro bisogni di salute.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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