Vanna Iori

L’infanzia negata

L’infanzia negata
10/10/2019 | Categorie: Huffington Post, Media Press, Minori


Il Dossier Terre des Hommes certifica come nel nostro Paese sono sempre di più i minori vittime di reati: 5.990 nel 2018, il 3% in più rispetto al 2017. Anche nel 2018 le vittime sono state in prevalenza bambine e ragazze (59,4%). Un terzo delle vittime ha subito maltrattamenti in famiglia, reato cresciuto in un solo anno ben il 14%.

Il Dossier della Campagna “Indifesa” di Terre des Hommes è necessario per porre l’attenzione sui diritti negati a milioni di bambini in Italia e nel mondo. Ci sono tanti, troppi aspetti che oggi assumono connotazioni negative e desolanti: dal fenomeno delle spose bambine a quello della povertà materiale ed educativa, dalla violenza domestica al lavoro minorile.

Oggi è evidente che lo sforzo che occorre promuovere è imponente ma indispensabile perché l’infanzia rubata è sinonimo di diritti negati, di possibilità che si trasformano in costrizioni, violenze, deprivazioni, impossibilità ad avere uno sviluppo, fisico ed emotivo, che invece deve essere riconosciuto universalmente come un diritto.

Le zone grigie dell’infanzia si allargano sempre di più e fagocitano milioni di bambini nel buco nero del lavoro minorile, della prostituzione, fino al traffico degli organi e agli omicidi. È un preciso dovere etico-politico lavorare per porre rimedio a questa situazione dove l’elemento cruciale su cui investire è quello dell’educazione, che viene troppo sottovalutato ma che al contrario costituisce un ambito fondamentale per liberare i minori dal giogo dell’esclusione e della violenza.

Ci sono minori che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale, relazionale. Le cause di rischio sono rappresentate dalla mancanza di cure genitoriali, dall’esclusione sociale, da episodi di violenza tra le mura domestiche, dalla provenienza geografica. È dunque importante che nell’opera di potenziamento del sistema di welfare e istruzione pubblica, previsto dall’attuale governo, si agisca prioritariamente sull’infanzia e, in particolare, sui primi anni di vita dei bambini, cercando di superare i divari territoriali nell’offerta educativa e rafforzando il sistema integrato da zero a sei anni.

Serve un impegno finanziario adeguato e stabile nel tempo poiché è evidente che risorse erogate una tantum rappresentano una risposta che non affronta in modo organico il problema. Ciò che manca è una strategia nazionale e una visione di lungo periodo che combatta la povertà educativa intesa come la condizione che impedisce ai minori di accedere ai servizi che permettono di scoprire le proprie attitudine e le proprie capacità. Ma visto che vi è un evidente legame tra la povertà economica ed educativa, è urgente affrontare – con misure più efficaci – anche la prima.

In quest’ottica sarebbe importante “aggiustare” ciò che nel reddito di cittadinanza non funziona, rimettendo al centro la persona e i servizi sociali dei territori. Il reddito non può essere incentrato sull’inserimento nel mondo del lavoro ma deve essere uno strumento universale di contrasto alle povertà che agisca anche su quella minorile e sul sostegno sociale, per il diritto all’istruzione e all’educazione dei minori.

La scuola ha certo un ruolo fondamentale. In quanto luogo di aggregazione destinato a superare le differenze sociali tra bambini e ragazzi e a offrire strumenti utili per la piena realizzazione di sé. Ma la scuola non basta perché, seppur fondamentale, non dà risposte a tante esperienze a cui il minore non ha accesso.

Per realizzare un progetto di vita, come stabilito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, al minore va riconosciuto “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”. Sport, spazi verdi, biblioteche, giochi: tutte attività che servono ai minori per socializzare e sviluppare le proprie inclinazioni e capacità.

Torniamo a mettere risorse per le periferie che sono sempre di più luoghi di solitudine e abbandono. Un quartiere degradato, che non offre luoghi sicuri dove condividere tempo e giochi, peggiora la qualità della vita dei minori che ci vivono.

Mi auguro che questo governo metta davvero in campo interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono ai bambini di fruire dei processi educativi e formativi. Il tema dell’infanzia negata ci impone una grande assunzione di responsabilità politica collettiva.

Il mio articolo per Huffington Post



Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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