Vanna Iori

L’inclusione a scuola non è un’illusione o un mito, ma il senso della nostra democrazia

L’inclusione a scuola non è un’illusione o un mito, ma il senso della nostra democrazia


Accogliere i ragazzi fragili a scuola è un aspetto decisivo per misurare la capacità di un Paese e della società di essere realmente inclusivi: nel confronto si migliora dal punto di vista umano e cognitivo. Una gestione delle interazioni ben strutturata consente miglioramenti per tutti. In questo caso, parliamo di una vera e propria forma di ricchezza. Non bisogna farne in nessun modo una questione ideologica: un errore macroscopico.

La nostra scuola ha una storia preziosa e altissima, nel suo valore civile e politico, di attenzione all’inclusione scolastica. Il suo percorso, dal 1977 al 2010, anno della Legge 170 a favore degli alunni con Disturbi Specifici dell`Apprendimento, fu quasi esclusivamente centrato sulle disabilità, ma dal 2010 la prospettiva si ampliò significativamente, inserendo nel diritto ad una didattica e valutazione personalizzata anche gli alunni con disturbi nell’apprendimento scolastico. 

Negli anni si è provato a superare un modello individuale-medico della “disabilità/disturbo”, da certificare con una diagnosi sanitaria, provando a costruire un  “discorso inclusivo”. La scuola ha riconosciuto il diritto ad una didattica personalizzata dentro il gruppo classe. La via italiana all’inclusione si libera finalmente dal dominante modello medico: l’inclusione, infatti, riguarda il 100% degli alunni, non solo una parte. L’inclusione non è una questione che riguarda solo i ragazzi con disabilità e i loro insegnanti di sostegno, ma un fatto di giustizia sociale e di diritti umani di ogni singolo alunno e tutta la scuola deve essere coinvolta. Va evitata ogni forma di marginalizzazione, vanno compensate quelle differenze che se non venissero affrontate positivamente si trasformerebbero in diversità e disuguaglianze, vanno eliminate le barriere che impediscono a ogni bambino o ragazzo di esprimere il massimo del suo potenziale sia in termini di apprendimento di competenze sia di piena partecipazione sociale e appartenenza alla comunità scolastica.

Questo è il processo in continuo divenire che costruisce la straordinaria via italiana all’inclusione, un processo di riconoscimento sempre più ampio dell’infinita varietà delle differenze umane e di sempre più diffusa differenziazione e personalizzazione delle pratiche didattiche, con un crescente sforzo di sviluppo continuo di competenze inclusive in tutti i docenti, non soltanto in quelli di sostegno, che nell`ottica inclusiva iniziano a ripensare anche il loro ruolo. Per questo l’inclusione non va contrastata, ma incoraggiata, pensata, sostenuta. Non liquidiamola come un mito ma agiamo per renderla più forte. Sappiamo tutti molto bene che la via all’inclusione è sempre in cammino: critichiamo ciò che non va, ma mettiamo in rete le buone pratiche perché sono un modello.

L’inclusione non è un’illusione o un mito, ma il senso della nostra democrazia.

 

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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