Vanna Iori

Abitare la Terra: una transizione che unisca decarbonizzazione e riduzione delle disuguaglianze

Abitare la Terra: una transizione che unisca decarbonizzazione e riduzione delle disuguaglianze
11/07/2023 | Categorie: Ambiente, Media Press


“Il mese di giugno è stato il più caldo a livello globale, con poco più di 0,5 gradi al di sopra della media 1991-2020, superando giugno 2019 – il record precedente – di un margine sostanziale”. È quanto si legge nell’ultimo aggiornamento dell’osservatorio europeo Copernicus; secondo i dati, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione più bassa per giugno dall’inizio delle osservazioni satellitari, al 17% al di sotto della media.
Già dallo scorso mese di aprile, si è registrato un record di temperatura dopo l’altro in tutto il mondo, dalla Cina alla Spagna passando per l’Oceano Atlantico. È il riflesso più diretto del cambiamento climatico, assieme agli eventi naturali estremi che sta alimentando: incendi boschivi, siccità, precipitazioni straordinarie.
Effetti devastanti della crisi del clima. Purtroppo, le iniziative governative messe in campo negli ultimi anni per contrastare questa deriva e trovare soluzioni per salvare il pianeta sono state enormemente rallentate da crisi altrettanto gravi come la pandemia e la guerra in Ucraina. Perché se è vero che non è più rinviabile la definizione di nuovi modelli di sviluppo più sostenibili, lo è altrettanto la difficoltà di procedere spediti in un momento di crisi economica e sociale che sta impattando su miliardi di persone. Quindi, tenere insieme sostenibilità sociale e ambientale diventa un esercizio di straordinario equilibrio che i governi sono chiamati a svolgere. Tuttavia, seppure -paradossalmente- non vi fosse la necessità di tutelare i più fragili, molti sarebbero tentati di far passare in secondo ordine il concetto di bene comune, di bene collettivo -quale è l’ambiente- per continuare la rincorsa alla produzione sfrenata.
Dobbiamo invece lasciar emergere una nuova visione che indichi chiaramente come le crisi drammatiche possono essere affrontate guardando al futuro e non richiudendoci nel recinto del passato. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti e far prevalere l’interesse nazionale agli egoismi. Nel Paese e in Europa, se vogliamo difendere la democrazia, il benessere, la libertà dobbiamo sapere che hanno un costo. Mercoledì ci sarà un voto fondamentale al Parlamento Europeo sulla transizione e oggi, il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermas, ha segnalato il rischio che i popolari blocchino il ripristino degli habitat naturali. Con la vittoria delle destre nazionaliste, infatti, l’atteggiamento del Ppe è cambiato e si sta creando una saldatura che non solo rischia di far naufragare le politiche si sostenibilità ambientale ma anche lo stesso progetto europeo.
Oggi siamo a un punto di svolta. Dobbiamo decidere se guardare al passato per difendere i nostri attuali stili di vita oppure accelerare nella direzione su cui abbiamo investito: quella di trans-ire, attraversare e andare oltre gli schemi mentali del passato. Produrre cioè una transizione in cui la decarbonizzazione e la riduzione delle disuguaglianze procedano insieme. Non si tratta solo di una transizione al singolare, ma di una pluralità di transizioni. Solo così difenderemo il Pianeta e la vita stessa, tenendo davvero al riparo i più fragili. Serve quindi moltiplicare la capacità di mettere in campo iniziative di lotta concreta ai cambiamenti climatici, tenendo insieme sostenibilità giustizia ed equità sociale. Ma nel farlo deve essere chiaro che la transizione ecologica è la soluzione e non il problema.
Su queste questioni e a seconda delle scelte che si faranno, potrà essere per l’Europa l’inizio di una nuova stagione di coesione, solidarietà e rinascita economica sulla base di un paradigma di sviluppo equo e sostenibile o l’avvio di una fase di declino caratterizzata da una crisi economica e sociale ancora peggiore di quella che stiamo affrontando. Le prossime elezioni europee da questo punto di vista saranno decisive. Sta a noi influenzare la direzione di marcia per potere continuare ad abitare la Terra. Se abbiamo consapevolezza della portata della sfida. Noi abbiamo il compito di tutelare e proteggere l’ambiente e le risorse naturali proprio in un’ottica di responsabilità e solidarietà nei confronti degli adulti di domani in un patto tra generazioni che sia fondativo di un nuovo stare insieme. La via stretta che ci porta verso il futuro è quella in grado di rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione perché i tempi duri che abbiamo vissuto dicono che è urgente dotarsi, come ha detto Mattarella in uno dei suoi interventi “di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini”.

La rete di protezione va costruita oggi, accompagnando l’inclusione nella fase di transizione, in un’ottica di rinnovata convivenza democratica. Quello che sta accadendo sul pianeta, ci dice che non c’è davvero più tempo.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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