Vanna Iori

Con il governo delle destre ci attende un’erosione dei diritti

Con il governo delle destre ci attende un’erosione dei diritti
17/05/2018 | Categorie: Diritti, Huffington Post, Media Press


Il governo di destra che sta per nascere non rappresenta solo un pericolo per il fragile stato dei conti pubblici o per la problematicità che potrebbe imprimere alle relazioni istituzionali. La destra porta con sé pericoli che sconteremo nella vita quotidiana. Un’erosione dei diritti civili e uno sdoganamento del razzismo, dell’omofobia, delle discriminazioni e un affievolirsi della voce dei più fragili. Un pericoloso razzismo di ritorno e un linguaggio di odio che rischia di creare fratture nelle nostre comunità, minando i processi di integrazione e di inclusione delle diversità in nome della presunta difesa di una “italianità” tutta da definire e usata in modo strumentale ai fini della costruzione del consenso.

Le parole pronunciate negli ultimi mesi da molti esponenti leghisti e il silenzio connivente e responsabile del M5S dimostrano che sta prendendo il via una fase molto difficile sul piano del rispetto dell’alterità, di chi non la pensa come noi, di chi ha un colore diverso della pelle, di tutte le fragilità.

La lettera della mamma adottiva di due bambini africani raccontava i sentimenti di terrore vissuti dai suoi figli che temevano che se Salvini avesse vinto le elezioni li avrebbe rimandati in Africa ma non meno angoscia suscitarono le parole del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che affermò che dovevamo decidere se la nostra etnia e la nostra razza bianca dovessero continuare a esistere o dovessero essere cancellate.

Per non parlare delle centinaia di dichiarazioni rilasciate dagli esponenti leghisti negli ultimi anni contro gli “immigrati che annacquano la nostra civiltà” e che in “un paese civile non potrebbero votare perché fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi come i bingo-bongo” e ancora che dovrebbero “tornare nel deserto a parlare con i cammelli o nella giungla con le scimmie”.

Per non parlare di Luca Paolini (ex deputato Lega) che ha proposto di riservare posti agli italiani sull’autobus dove “tutti i posti a sedere occupati da giovani apparentemente africani o stranieri, probabilmente “ospiti” di qualche coop e onlus”.

Queste affermazioni erano gravi quando la Lega era un movimento di protesta, lo saranno ancora di più quando sarà al governo del Paese. Ripristinare l’ordine è facile. Basta fare un po’ di pulizia. Appare evidente che la funzione pedagogica che dovrebbe avere la politica scompare dietro la ricerca di un facile consenso e l’attacco indiscriminato contro i “diversi”.

La differenza è comunque vista come inferiorità. E quindi da discriminare. In questa logica le persone con disabilità saranno un mucchio di “vite a perdere”, un peso e un costo per la società dei “sani”. Penso alle parole di Musumeci. Le persone improduttive sono un costo, non contano, sono vergogne da nascondere o comunque “marginali” etc. Perché investirci? Meglio creare forse dei “magazzini dove stoccare questi pezzi difettosi?”. Il “lager” (che significa “campo” ma anche “magazzino”) era un luogo in cui tenere sotto sorveglianza individui chiamati “pezzi” (Stück) perché deumanizzati.

Assistiamo alla carenza di ogni elemento etico mentre diventano forti le spinte per incanalare la politica nella prospettiva del pensare solo a se stessi, rinunciando a qualsiasi forma di empatia o di relazione con gli altri.

Hanna Arendt diceva che “la vita politica è proprio di coloro che amano stare con le altre persone, non sopra, nemmeno accanto o, peggio, altrove; di coloro che conducono la loro vita insieme a quella degli uomini e delle donne comuni, stando dentro le relazioni personali e di gruppo, quelle relazioni che, nel loro insieme, fanno, di una semplice somma di individui, una società”.

Oggi sta accadendo il contrario. Di fronte alla complessità delle sfide, la nuova classe dirigente e di governo cavalca le difficoltà economiche e sociali, le differenze religiose, culturali generate dall’insieme delle diversità, agendo sulla paura delle persone di perdere il proprio spazio e invitandole a chiudersi e a rinunciare alla relazione con l’altro.

In questo quadro la sinistra non può fare un passo indietro rispetto al suo compito e alla sua storia che si fonda su una visione politica che parla con le difficoltà del nostro tempo, che accetta le complessità, che è disposta a individuare ricette che tengano insieme le necessità dei singoli e il bene comune e che non ha paura delle diversità ma dialoga con esse.

Articolo HuffingtonPost




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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