Vanna Iori

Sull’Huffington Post: “Talk to me, l’etica della cura e l’ambiguità nei legami familiari”

Sull’Huffington Post: “Talk to me, l’etica della cura e l’ambiguità nei legami familiari”
16/04/2016 | Categorie: Genitorialità, Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi, sabato 16 aprile 2016, sull’Huffington Post.

 

Il format ‘Talk to me’ lanciato da Huffingon Post per dar vita a conversazioni di senso tra genitori e figli è un’iniziativa originale di scrittura relazionale nell’era 3.0 del digitale, quando la comunicazione all’interno della famiglia sembra essersi piegata alla rigidità e alla freddezza imposta dalle nuove tecnologie.

Ci sono cose, nella scrittura, che magari non si riescono a dire in presenza, ma è altrettanto importante nella comunicazione (e particolarmente in quella familiare) coltivare le relazioni attraverso i messaggi del corpo, gli sguardi, i gesti, il tono della voce, tutto quello che nella scrittura non c’è.In entrambi i casi la comunicazione non può prescindere da un elemento su tutti: l’etica della cura.

La famiglia è infatti il “luogo” simbolico e materiale dei vissuti di appartenenza e radicamento, delle relazioni primarie, della condivisione e della partecipazione. Il sentimento di appartenenza a un nucleo familiare è il fondamento dell’esistenza che proprio lì, nella famiglia, si alimenta nei legami di affetti, di intimità, di solidarietà e di cura. In tal senso la famiglia è innanzitutto spazio interiore, affettivo e valoriale, luogo-simbolo, denso di significati formativi stratificatisi nella millenaria storia della famiglia e dell’educazione. La famiglia è luogo della condivisione profonda degli affetti e dei sentimenti che si intrecciano, di ciò che intercorre tra le persone.

Ma come si articola oggi questa dimensione? Le trasformazioni in atto nella famiglia, a partire dalla sua “forma” (monogenitoriale, omogenitoriale, adottiva etc.), come hanno inciso nelle relazioni tra genitori e figli? Nella condivisione familiare rivestono un ruolo decisivo i sentimenti che si intrecciano nelle relazioni di cura e le manifestazioni d’affetto tra i componenti.

I legami di cura familiare comprendono diverse sfumature degli affetti: l’amore, la riconoscenza, la complicità, ma anche il rancore, la paura, i sentimenti negativi che alimentano i sensi di colpa, che possono rendere anche “distruttivi” i legami familiari. Accanto a sentimenti che rafforzano e rischiarano i percorsi dell’esistenza, sono normalmente presenti in tutte le famiglie anche ansie, conflitti e tensioni che diventano dannosi quando calpestano o distorcono i progetti esistenziali dei componenti. O quando si traducono in violenza vera e propria, fisica o psicologica.

Proprio per questa continua ambivalenza delle dimensioni affettive legate alla cura familiare, è necessario esplicitare l’importanza della cura. La famiglia è luogo della partecipazione: significa vivere sotto il medesimo tetto, abitare i medesimi spazi comuni della casa, compartecipare ad un medesimo progetto, aderendo a finalità e valori. Ma anche confliggere nelle scelte e nelle idee. Non dobbiamo aver paura del conflitto che è “sano”, è espressione delle differenze e del confronto. Dobbiamo però saperlo gestire bene. Perché non degeneri in violenza e sopraffazione.

Oltre che alla preposizione “con”, la cura educativa familiare è contraddistinta dalla preposizione “per”. Le relazioni familiari sono il primo e originario “noi” che assume il significato del prendersi cura che è sempre anche il fondamento dell’amore. Nella famiglia il con essere non solo l’essere uno accanto all’altro, ma è principalmente un “essere-per”.

Questo “per” ricorre anche nel linguaggio corrente: essere ” un padre/una madre “per te” significa, anche se non ti ho dato la vita, soprattutto che avrò cura di te, che assumerò la responsabilità della tua crescita e del tuo sentiero. Le modalità dell’essere-insieme nella famiglia sono contraddistinte dalla solidarietà, dall’essere l’uno per l’altro, nella reciprocità e nella “dedizione” che si contrappone alla “incuranza”, alla strumentalizzazione e all’indifferenza.

Talk to me. Ti ascolto. La cura presuppone la confidenza, nel significato originario del poter fare affidamento l’uno sull’altro e del potersi concedere reciproca fiducia. L’ascolto è divenuto una pratica purtroppo inconsueta, in un contesto sociale dai ritmi sempre più frettolosi: per ascoltare c’è bisogno di tempo. Spetta ai genitori e ai figli trovarlo.

La pienezza delle relazioni familiari appaganti producono una gioia interiore che permane tutta la vita come esperienza positiva di fiducia, di solidarietà, di speranza. Chi ha ricevuto sicurezza e affettuosità in famiglia guarda il mondo in modo più equilibrato e porta con sé questi doni ricevuti. Chi ha ricevuto dis-cura o violenze impiegherà tutta la vita a sanare quelle ferite.

Ma l’autentica cura educativa si esprime in modo autentico quando sa assumere, accanto ai modi dell’accoglienza protettiva, la responsabilità di educare, di essere guida per i figli, di indicare il cammino, di biasimare le condotte errate e svianti, di rimproverarle. Per questo il conflitto è uno dei possibili modi delle relazioni di cura. Se la relazione è autentica, i figli sanno che quel “no” nasce dall’aver cura. E molte volte hanno loro stessi bisogno di qualcuno che indichi anche dei limiti e delle regole. Parliamone.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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