Vanna Iori

Riscoprirsi papà dopo la separazione

Riscoprirsi papà dopo la separazione
06/01/2016 | Categorie: Genitorialità, Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi sull’Huffington Post.

 

Sentenze di tribunali, pochi e concitati momenti di condivisione con i propri figli, rancori e egoismi di (ex) coppia. Essere padri separati oggi in Italia è, spesso, questo ma è anche molto altro. Se molti padri, dopo la separazione, abdicano più o meno progressivamente ai compiti educativi, altri vogliono continuare a esercitare la paternità.

Dopo la separazione il rapporto padre-figli è contraddistinto da un’accentuata discontinuità nei rapporti quotidiani. Secondo quanto stabilito dalle sentenze del tribunale molti padri possono continuare le loro relazioni con i figli solo tramite le “visite”: unico momento rimasto di vita in comune con il proprio figlio. La perdita di contatto può avvenire all’improvviso o gradatamente, ma provoca sempre danni emotivi a entrambi. Sentire di perdere in parte o del tutto il padre è doloroso per i figli, ma non meno deprivante è per il padre la perdita di momenti di intimità, affetto e comunicazione educativa con i ragazzi.

Ci sono padri che fanno molti chilometri per incontrare i figli e poi li portano al cinema, in mancanza di alternative logistiche per gli incontri. Inoltre le “visite” sono troppo brevi, fissate in orari e giorni stabiliti, rendendo difficile riprendere la comunicazione nel momento dell’incontro e doloroso interromperla nel momento del congedo.

Queste difficoltà sono un deterrente che scoraggia progressivamente i padri, che finiscono per diradarle, per il timore della nuova frustrazione, per i ricordi che nascono, per l’incapacità di dare un senso a quegli incontri sporadici (anche da parte di quei padri che avevano un buon rapporto con i figli). I brevi momenti delle visite sono spesso inadeguati tentativi di ricostruire la dimensione comunicativa del passato, ma, perduta la condivisione, restano momenti poveri di dialogo e deludenti per entrambi. L’esplicito desiderio dei padri separati italiani di partecipare attivamente all’educazione dei figli, l’insoddisfazione del rapporto con i bambini, l’aspirazione a contatti più frequenti e significativi inducono di fatto alla perdita di autorità paterna dopo la separazione.

I rapporti padre-figli possono permanere soddisfacenti anche dopo la separazione se sussiste la volontà di non rinunciare agli aspetti relazionali positivi che si erano instaurati prima della frattura. Ma è indispensabile anche la collaborazione della madre nel favorire, anziché ostacolare, consciamente o inconsciamente, queste relazioni. I padri possono assumere posizioni e responsabilità educative diverse. Di questo dovrebbe tener conto la riforma del codice civile nelle parti riguardanti le separazioni e l’affidamento dei figli.

Le difficoltà che i padri soli incontrano riguardano l’assunzione della duplicità dei ruoli professionale e accuditivo. I padri soli, pur essendo una minoranza in aumento negli ultimi anni, manifestano nuovi bisogni e hanno dato vita a diverse associazioni che non chiedono diritti riguardanti tanto gli aspetti economici, quanto quelli formativi: mancano infatti modelli e percorsi di paternità nell’educazione dei figli.

Sono perciò molto utili le occasioni di incontro tra padri per far crescere quelle competenze educative e relazionali che i padri soli si trovano a vivere, di fronte a compiti del tutto nuovi nella storia personale e sociale della formazione maschile. Affrontare per la prima volta le difficoltà delle incombenze domestiche ed educative, soprattutto quando i ragazzi sono in età prescolare, richiede un maggior investimento di cura.

La nuova condizione può consentire ai padri di non disperdere le virtù ritenute femminili (la tenerezza, la cura), apprese dalle donne, dalle proprie madri e amiche, ma anche riscoperte in sé stessi, sotto la polvere degli stereotipi che hanno insegnato agli uomini a negarle. La tenerezza e le lacrime possono coesistere con la virilità, quando gli uomini avranno il coraggio di depositare le corazze e le maschere. Non è nuovo per gli uomini imparare dalle donne. È un’esperienza storicamente nuova la consapevolezza di avere da imparare da esse, portando alla luce un pensiero sul femminile appreso da donne autorevoli che hanno fatto parte dei loro processi formativi.

Sono inoltre necessarie occasioni di confronto, di condivisione, di scambi di esperienze fra padri, per elaborare una paternità da reinventare, fondata su codici di comportamento affettivi e autorevoli nei confronti dei figli. Occorrono spazi e tempi di comunicazione “al maschile” dell’esperienza paterna per superare, anche attraverso gruppi guidati, gli stereotipi del patriarcato, poiché si deve prendere coscienza che l’identità paterna si costruisce insieme. Ci sono padri che possono riscoprirsi genitori o, in molte occasioni, iniziare ad esserlo.

 




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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