Quando l’adolescente vende il proprio corpo
Il mio editoriale pubblicato il 29 settembre del 2015 sulla Gazzetta di Reggio.
L’episodio riportato ieri sulle prime pagine della stampa locale ci costringe a ricordare che la prostituzione minorile è un’emergenza sociale globale, un dramma tristemente diffuso a livello mondiale, non limitato a realtà di estrema povertà o a paesi sottosviluppati, ma che interessa diffusamente anche realtà socialmente avanzate.
Nonostante i procedimenti penali avviati, i crimini repressi, le bambine e i bambini salvati dalla “strada” e dall’abuso, sono moltissimi i minorenni (maschi e femmine) sfruttati sessualmente che restano invisibili alle autorità e agli operatori sociali.
Si tratta di un fenomeno complesso e articolato che ad oggi resta ancora in gran parte sommerso. Da un lato infatti la prostituzione minorile interessa soprattutto minorenni straniere (rumene, nigeriane, albanesi e moldave) e il fenomeno è strettamente connesso alla tratta o a famiglie disagiate che utilizzano i proventi come mezzo di sussistenza.
Dall’altro coinvolge minorenni che regolarmente od occasionalmente si prostituiscono non per soddisfare bisogni primari, ma per acquisire beni di consumo, alcol o sostanze stupefacenti. Ci sono adolescenti che, spesso assecondate o incoraggiate dagli stessi genitori, si prostituiscono in quartieri benestanti, dove i clienti sono per lo più soggetti in condizione economico medio-alto. Sono ragazze in situazioni di degrado culturale ed educativo, senza genitori di riferimento, o persino conniventi.
È noto il caso dei Parioli, in cui ragazze di 14 e 15 anni si prostituivano in un appartamento, che si è concluso con numerose condanne e dieci anni di reclusione per il promotore del giro di prostituzione. Sono purtroppo sempre più numerosi i casi di cronaca riguardanti la prostituzione di adolescenti in contesti accomunati da ambienti di benessere economico e povertà educativa e culturale.
Il numero di minorenni avviate alla prostituzione è di difficile quantificazione: molte vengono infatti costrette a vendersi in luoghi privati o sono tenute in stato di segregazione in appartamenti, hotel o night club; mentre se la prostituzione avviene su strada esse sono oggetto di rapidi e regolari spostamenti sul territorio al fine di farne perdere le tracce.
Nell’audizione di pochi mesi fa presso la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza è stato evidenziato come il fenomeno sia aumentato in due anni del 44,2%.
Eppure il codice penale punisce severamente (all’articolo 600-bis) il reclutamento, l’induzione, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione minorile e l’articolo 600-quinquies punisce anche le iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile.
Ma nonostante questa normativa mancano oggi strumenti di monitoraggio e una specifica attenzione per i gruppi a rischio come i minori stranieri non accompagnati; mancano misure di prevenzione, interventi educativi, sociali e culturali, e soprattutto mancano le necessarie misure di tutela e accompagnamento delle giovani vittime in percorsi di rieducazione, riabilitazione e recupero.
Proprio per questo ho presentato alla Camera una recente mozione che impegna il governo ad adottare, nel più breve tempo possibile, un sistema strutturato e istituzionalizzato di monitoraggio del fenomeno su tutto il territorio nazionale, ma anche a intensificare vigilanza, controllo e repressione della prostituzione minorile che avviene sulla strada o in altri luoghi.
Occorre una collaborazione sinergica tra le forze dell’ordine, i servizi socio-educativi, i media, la scuola e il terzo settore per la lotta al fenomeno e per contrastare la povertà educativa e culturale da cui trae origine. È quindi decisivo il ruolo di tutte le agenzie educative a sostegno della genitorialità per sostenere la tutela del diritto minorile fondamentale: il rispetto per un corpo che non è in vendita.