Violenza contro le donne, dietro quei gesti esecrabili c’è l’analfabetismo dei sentimenti
Quella della violenza sulle donne resta una piaga ancora aperta nel nostro paese: occorre lavorare su più fronti, dalla prevenzione alla repressione, ma soprattutto bisogna iniziare a riflettere sul fatto che dietro questi gesti esecrabili c’è un diffuso e profondo analfabetismo dei sentimenti.
È nell’incapacità di comprendere e soprattutto di gestire i propri sentimenti che risiede una causa decisiva della violenza, fisica e psicologia, sulle donne: è lì che occorre intervenire se vogliamo davvero aggredire alla radice le cause che scatenano l’ira e la traducono in violenza in determinate situazioni.
L’analfabetismo della vita emotiva infatti blocca quel percorso sano e responsabile che deve portare a riconoscere le proprie emozioni negative e a riflettere su quali comportamenti si mettono in atto di conseguenza: un conto è provare un sentimento di ostilità, rabbia e aggressività, altro è tradurlo in reale aggressione fisica, fino all’omicidio.
I centri anti-violenza, così come gli sportelli d’ascolto, rivestono un’importanza fondamentale, ma la battaglia contro la violenza sulle donne non può esaurirsi nella sola dimensione legale: occorre guardare anche e soprattutto alla dimensione emotiva di questo fenomeno e lavorare sull’educazione emotiva, altrimenti nella lotta alla violenza manca un tassello fondamentale.
Un dato sconcertante su tutti mette in evidenza quanto sia importante lavorare sull’analfabetismo dei sentimenti: un giovane su tre in Italia archivia la violenza domestica come un fatto privato.
È evidente che questo aspetto ha radici anche nell’assuefazione alla violenza assistita in ambito domestico, che li porta a sottovalutare la gravità dei comportamenti violenti in famiglia: per questo è doveroso intervenire sul piano educativo e sentimentale fin dall’infanzia e nei contesti familiari.