Su HP: “Siria, l’infanzia cancellata dal Sarin interpella la coscienza del mondo”
Il Sarin è un gas nervino classificato come arma chimica di distruzione di massa. È incolore e inodore, ma è spietato come un killer. Il Sarin è quel mostro invisibile che è piovuto dal cielo durante l’attacco aereo nel villaggio di Khan Sheikhun, in Siria.
Al Palazzo di Vetro di New York è andata in scena l’impotenza dell’Onu e della comunità internazionale. Nemmeno quelle terribili immagini sono riuscite a mettere d’accordo la Russia con le altre potenze occidentali. Al contrario è salita la tensione tra Mosca e Washington a livelli mai visti da quando Donald Trump è alla Casa Bianca, con la Russia che parla addirittura di fake news e gli Usa che dall’altra parte, invece, sono pronti a fare da soli per punire Assad.
Decisamente meglio è andata alla conferenza organizzata dall’Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini assieme a Germania, Regno Unito, Norvegia, Kuwait e Qatar: arrivano promesse di impegni per 6 miliardi di dollari (5,55 miliardi di euro) per le esigenze del 2017.
Una “cifra senza precedenti“, l’ha definita al momento dell’annuncio il commissario per gli aiuti umanitari Chrystos Stylianides. Basteranno? Di sicuro è un primo segnale, ma bisogna intervenire alla radice dei problemi, seppur complessi, che agitano la Siria e che si ripercuotono, in modo ingiusto, sui civili innocenti.
La comunità internazionale è chiamata a non rimandare, a trovare soluzioni che siano in grado di assicurare pace e stabilità sul lungo periodo. Perché agire sull’onda dell’emotività può sì aiutare a essere più incisivi, ma allo stesso tempo può dare vita a misure temporanee, che non sono cioè in grado di scongiurare il ripetersi di nuove e cruente strage di innocenti.
E nella differenza tra emotività e sentimento risiede anche il modo con cui dobbiamo guardare ai bambini martoriati in Siria. Il sentimento conosce sfumature profonde, che sono quelle della solidarietà autentica e dell’affetto concreto.
Si dirà che i sentimenti non bastano. Si può ribattere, tuttavia, che quando i sentimenti sono autentici, e non si declinano come sentimentalismo, che è concetto ben diverso, allora si è portati ad agire e a farlo al massimo delle proprie possibilità. Di tempo non ne abbiamo più.
Di fronte a quelle immagini è evidente che il limite, semmai si possano fissare delle misurazioni ai crimini commessi sui bambini, è stato oltrepassato. L’umanità, la nostra, si è spenta in Siria. Per rianimarla abbiamo di fronte un impegno preciso: fare presto. E impedire che gli egoismi degli adulti possano ancora annientare le speranze di chi ha non ha avuto la possibilità di guardare il mondo con gli occhi propri.