Vanna Iori

Educare ai sentimenti nella scuola per ridurre ansie, violenze, abbandoni

Educare ai sentimenti nella scuola per ridurre ansie, violenze, abbandoni
07/04/2023 | Categorie: Educazione, Huffington Post, Media Press, Minori


I recenti abbandoni del liceo da parte di molti studenti stressati, spaventati e non più in grado di gestire le proprie paure ed emozioni ci interrogano profondamente sui cambiamenti antropologici, sociali e relazionali che stanno attraversando la loro vita e la nostra società. Stiamo affrontando un’emergenza senza precedenti. Ma le famiglie e le scuole sono povere (o prive) di risposte. Occorre investire sul versante della vita emotiva e delle comunità educanti, strumenti indispensabili per creare una rete di supporto in grado di offrire ai ragazzi un sostegno articolato fondato sulla relazione tra scuola, enti territoriali, famiglie, terzo settore, parrocchie, associazioni sportive, artistiche, con l’ausilio di pedagogisti, educatori e psicologi, in grado di lavorare in équipe per garantire risposte mirate e multidisciplinari che si integrino a quelle offerte dalle scuole.

È indispensabile tornare a parlare di alfabeti emotivi ed è urgente lavorare su un processo di alfabetizzazione emotiva che aiuti i ragazzi a comprendere e leggere le proprie emozioni e quelle degli altri. Un “esercizio” che comporta il riconoscimento dell’aspetto e delle sensazioni associate alle nostre emozioni e, contestualmente, l’uso di questa capacità/abilità per comprendere meglio cosa si muove dentro il “trambusto” dell’anima per riconoscere anche ciò che accade negli altri.

I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e di essere aiutati a comprendere come affrontare la complessità della loro vita emotiva di cui non conoscono gli alfabeti. Imparare ad ascoltare la complessità della vita emotiva migliora la nostra capacità di stare al mondo ma anche la qualità delle relazioni in famiglia e con gli altri ragazzi o ragazze.

Ed è proprio la scuola il luogo dove iniziare a coltivare questa alfabetizzazione: insegnare ai ragazzi cosa sono le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come si possono gestire. Si tratta di una competenza fondamentale per l’adattamento sociale e relazionale di ogni essere umano, in quanto permette di sviluppare strategie per far fronte allo stress e di stabilire relazioni sociali positive.

Non possiamo lasciare i giovani liceali in preda al disordine emotivo di cui ogni giorno la cronaca ci presenta episodi sconcertanti. Grazie a una più strutturata alfabetizzazione emotiva – che è il frutto di dell’interazione tra diversi sistemi che si intrecciano tra loro, a partire da quello familiare e scolastico- possono affrontare i comportamenti di dolore, stress, paura, aggressività o conflitti nelle relazioni interpersonali con maggiori strumenti e più consapevolezza.

L’educazione emotiva diventa poi decisiva perché consente di promuovere lo sviluppo emotivo come un complemento indispensabile dello sviluppo cognitivo. Perché la crescita emotiva e cognitiva sono entrambe elementi indispensabili nella costruzione della personalità. Ce lo insegnano le neuroscienze. Antonio Damasio afferma che  “La capacità di esprimere e sentire emozioni è indispensabile per attuare comportamenti razionali”. Le emozioni sono sempre collegate alla ragione: cuore e cervello, pathos e logos. Anche se l’intelligenza cognitiva è molto importante e concepita come elemento prioritario nella riuscita scolastica, l’intelligenza emotiva è altrettanto indispensabile per operare scelte di vita, usando la consapevolezza di sé, l’empatia e le abilità sociali per la prevenzione del disagio.

Oggi la grande sfida dei sistemi educativi è proprio questa: tenere insieme le competenze emotive con quelle cognitive. Fare scuola oggi non può prescindere da questo. Cosa sono le competenze se non la capacità di usare consapevolmente e efficacemente le conoscenze e le attitudini in rapporto ai contesti?  Mi auguro che nei prossimi mesi, abbandonata la propaganda, si possa tornare a investire profondamente sugli strumenti di sensibilizzazione, di educazione all’affettività e di lotta agli stereotipi. In Italia si affida questo compito alla capacità di iniziativa di singoli dirigenti scolastici o docenti che, nell’ambito dell’autonomia concessa a ogni scuola, decidono -con il consenso e la collaborazione delle famiglie- di avviare dei percorsi specifici. Dobbiamo farla diventare una sfida di tutti gli adulti nei contesti educativi.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *