Vanna Iori

Il dramma dei bambini scomparsi

Il dramma dei bambini scomparsi
25/05/2018 | Categorie: Huffington Post, Infanzia, Media Press, Minori


Il 25 maggio è la Giornata internazionale dei bambini scomparsi: si tratta di un fenomeno che riguarda tutti i paesi del mondo. Secondo stime recenti, almeno 8 milioni di bambini scompaiono ogni anno, vale a dire 22.000 bambini al giorno: perduti e diventati invisibili. Questo dramma assume dimensioni tragiche quando parliamo dei minorenni stranieri non accompagnati che rappresentano la componente più vulnerabile del complesso fenomeno migratorio.

Ci sono storie di infanzie e adolescenze invisibili, negate, che restano per sempre sconosciute nei transiti migranti. Sono le storie dei percorsi umani che scivolano via, attraverso lunghi itinerari di fuga da guerre e miserie, tra territori spesso ostili.

Arrivano nei centri di prima accoglienza ragazzi con il viso da adulti, il corpo provato dalle sofferenze, lo sguardo pieno di paura e diffidenza come Hamin che è venuto dall’Afghanistan e per giorni è rimasto aggrappato a due tavole di legno tra le ruote di un Tir; o Tarik, che dalla Tunisia è approdato a Lampedusa dopo la traversata su un barcone, sempre sveglio per paura di essere gettato in mare se si fosse addormentato.

Storie che non fanno nemmeno notizia perché si perdono nei numeri. Che sono sempre più elevati. Non si sa neppure con certezza quanti. Secondo il Report di monitoraggio relativo ai minori stranieri non accompagnati presenti sul nostro territorio realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, al 31 dicembre 2017 risultavano presenti in Italia 18.303 minori stranieri non accompagnati, con un incremento del 5,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 53,5% rispetto alle presenze del 2015.

I minori stranieri non accompagnati che risultano irreperibili sono quasi 6.000, e fra questi le provenienze più numerose sono rappresentate dalla Somalia, dall’Eritrea e dall’Egitto. Nel corso del 2017 sono state presentate in totale 9.782 domande di protezione internazionale relative a minori stranieri non accompagnati. Nel 2016 erano state presentate 5.930 domande.

È del tutto evidente che non si tratta più di un’emergenza ma di un fenomeno endemico che richiede soluzioni strutturali. Ma che cosa succede quando arrivano in Italia? Molti di loro diventano invisibili, spariti per sempre. Della loro sorte non si sa più nulla. Si rendono irreperibili cercando di fuggire subito dai Centri di prima accoglienza, quando non sono ancora stati identificati o si sono registrati con false generalità.

Questa fuga senza ritorno è dettata generalmente dal progetto di raggiungere parenti o genitori in altri paesi europei. Ma sfocia quasi sempre nel reclutamento della criminalità dove subiscono sfruttamento e violenze fisiche e psicologiche.

Alcuni li ritroviamo nelle carceri minorili, perché la necessità di procurarsi denaro immediato e in qualunque modo, li porta a finire in mano a bande delinquenziali, nella mafia, nel lavoro nero in condizioni di schiavitù nei campi agricoli. Non di rado sono costretti a subire abusi sessuali, all’accattonaggio per strada, allo spaccio di droga, alla prostituzione (femminile e maschile). Alcuni sono persino destinati al commercio di organi.

Ebbene, questo segmento di popolazione straniera in cui gli aspetti migratori e quelli anagrafici si intersecano, mette in evidenza che siamo di fronte a una doppia fragilità dovuta alla duplice erranza: quella nello spazio degli itinerari che attraversano territori e quella nel tempo che attraversa le trasformazioni fisiche e psicologiche.

Il tempo dell’adolescente migrante è fatto di viaggi che talvolta hanno una durata di anni: gli anni della crescita appunto. E si intreccia con lo spazio di un cammino, anch’esso incerto, tra la partenza dalla propria terra, il distacco dagli affetti originari, la nostalgia di un mondo che non esiste più e gli «approdi» fortunosi nei paesi stranieri. Non sempre accoglienti. Dove il futuro non si mostra certo ben definito e lineare.

Per un reale inserimento sociale e civile si devono dunque mettere in campo strategie condivise sia a livello locale che globale, coinvolgendo i governi, le realtà del terzo settore e la società su interventi e linee programmatiche cross- o multi-settoriali, superando la frammentarietà e la separatezza delle competenze.

Vogliamo sottolineare l’impegno di forze dell’ordine, comuni e associazioni di volontariato, e anche la grande umanità e solidarietà della popolazione, soprattutto in Sicilia, in aiuto ai minori non accompagnati che sbarcano sulle coste.

Ma dobbiamo anche ribadire che solo progetti integrati interistituzionali possono sviluppare, nel rispetto delle singole competenze, interventi diversificati ma coordinati e complementari, coinvolgendo tutti i soggetti pubblici e privati entro reti polifunzionali nel sistema dei servizi.

Non dimentichiamoci di questi bambini. Non dimentichiamo le loro storie. Hanno bisogno del nostro aiuto.

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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