Vanna Iori

Sull’Unità una mia riflessione sulla situazione dei servizi educativi in Italia

Sull’Unità una mia riflessione sulla situazione dei servizi educativi in Italia
30/06/2016 | Categorie: Educazione, Media Press


Nell’edizione di giovedì 30 giugno 2016 il quotidiano l’Unità ha pubblicato una mia riflessione riguardante la situazione dei servizi educativi in Italia.

 

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Ecco la trascrizione integrale dell’articolo.

Quando si parla di servizi educativi si pensa spesso a un mondo astratto, quasi indefinito, ma in realtà abbiamo a che fare con un contesto che riguarda la quotidianità di tutti noi. Ancora di più quando si tratta di servizi educativi.

Dai bambini agli anziani, dai disabili ai detenuti, solo per citare alcuni esempi, i destinatari di questi servizi sono tantissimi. A prendersi cura delle loro diverse vulnerabilità sono gli educatori, a sostegno dell’umanizzazione della nostra società e della responsabilità nei confronti dei soggetti deboli.

È arrivata finalmente una legge, quella per la disciplina delle figure dell’educatore e del pedagogista, che può dare un grandissimo contributo al miglioramento della qualità di questi servizi. Approvata dalla Camera dei deputati, la legge, che reca la mia prima firma, dà dignità professionale e scientifica a queste due figure strategiche, un universo attivo e fino ad oggi nascosto nella penombra che è composto da più di 150mila persone in Italia.

Una maggiore qualità dei servizi educativi è sinonimo di benessere. Educativo e affettivo innanzitutto, ma anche sociale in secondo luogo. Gli episodi di abusi e maltrattamenti che appaiono spesso sui giornali o in televisione mettono in evidenza un aspetto del lavoro educativo che è minoritario rispetto al lavoro straordinario svolto ogni giorno da migliaia di uomini e donne in molti e variegati contesti.

Eppure anche questi fenomeni possono e devono essere prevenuti. Un’adeguata formazione professionale può costituire un anticorpo efficace e allo stesso tempo una risposta efficace per sanare quelle situazioni di improvvisazione educativa, di scarse capacità relazionali e affettive, di competenze pedagogiche inesistenti che sono causa di comportamenti inaccettabili.

Ecco perché uno dei pilastri sui quali poggia questa legge è quello che prevede l’obbligatorietà della laurea triennale in Scienze dell’educazione per poter svolgere il ruolo di educatore. Anche se certamente il solo titolo di studio non basta, è vero, ma è un requisito necessario: indispensabile, ma non sufficiente, perché chi svolge questo lavoro deve possedere anche requisiti che non si apprendono solo con lo studio.

L’intelligenza emotiva e l’empatia sono competenze esistenziali indispensabili per promuovere una comunicazione nei confronti di persone che hanno prima di tutto dei bisogni relazionali. Allo stesso tempo è vero però che il primo elemento, quello cioè dell’adeguata formazione, è imprescindibile.

Con questa legge si dice basta al carattere estemporaneo dell’attività educativa, perché educatori non ci si improvvisa. Ora si è fatto un primo passo importante per riconoscere il profilo professionale alle figure di educatore e di pedagogista, per valorizzarne le competenze scientifiche, per potenziare l’affermazione dei diritti dell’infanzia e la diffusione della qualità della cura educativa in tutte le situazione di fragilità.

Una volta che la legge riceverà il via libera definitivo del Senato, spetterà a noi farne patrimonio indispensabile e veicolo di civiltà per lo sviluppo del nostro Paese, che deve sapere e volere preservare consegnandolo alle generazioni presenti e future.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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