Vanna Iori

Su Huffington Post: “Sara, droga e incuria «per vedere se poi è tanto difficile morire»”

Su Huffington Post: “Sara, droga e incuria «per vedere se poi è tanto difficile morire»”
10/06/2016 | Categorie: Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi, venerdì 10 giugno 2016, sull’Huffington Post.

 

Buio e incuria. In quel reparto abbandonato e degradato di un ospedale della Capitale, ma anche dentro di sé. Stretta tra l’incapacità di riconoscere e quindi di interpretare i propri sentimenti e la forza di imporre i valori positivi della vita su quelli della droga, dell’autodistruzione e, infine, della morte.

Sara Bosco aveva solo 16 anni: morta presumibilmente per un’overdose di eroina nei reparti abbandonati del Forlanini di Roma, vicino alla madre che l’ha trovata quando oramai era troppo tardi e che viveva anche lei lì. In quell’inferno di estemporaneità, povertà, tossicodipendenza. Lì dove si è invisibili alla società e a se stessi.

Sara è il simbolo di quell’analfabetismo dei sentimenti che dobbiamo curare. Una cura che deve partire dall’anima. Senza scadere nella retorica del sentimentalismo, che nulla c’entra con questa e con altre storie, la cura dei sentimenti è una delle priorità della società odierna. Una sfida imprescindibile se vogliamo educare gli adolescenti di oggi a diventare gli uomini e le donne di domani, responsabili e strutturati.

Cosa non ha funzionato, ad esempio, nel rapporto tra la madre e Sara se si è arrivati al punto da ridurle a vivere, insieme, in un padiglione abbandonato? Cosa pensava Sara quando decideva di annientarsi piano piano in quelle giornate trascorse in mezzo alla droga?

Da un mese circa Sara era ricoverata in un centro per disintossicazione di Perugia, ma non aveva resistito ed era scappata. Voleva raggiungere Roma, la sua città. Che l’ha però tenuta ai margini dell’invisibilità. In quel padiglione dismesso c’è tutta la disattenzione di una società forse incapace di prevenire l’annullamento di tanti adolescenti, oggi più a rischio che mai. Sempre più attratti da quei luoghi dove è più facile e immediato esprimere emozioni collettive e condivise.

Si pensi alle suggestioni che si consumano negli stadi, nei concerti rock, nelle discoteche, nei videogiochi, nel gioco d’azzardo, nelle chat dove si condividono pubblicamente emozioni, più o meno artificialmente procurate, anche con l’uso di sostanze euforizzanti, dell’alcool, dello “sballo” fino a sfidare la morte, sfiorandola. Emozioni sempre estreme, che cozzano con l’incapacità di conoscere e vivere i sentimenti.

Gli adolescenti sono resi oggi fortemente disorientati tra i messaggi contrastanti da parte della società che, da un lato, sembra incentivare la ragione, il distacco, il controllo, e persino l’indifferenza, il cinismo, la durezza di cuore davanti alle sofferenze altrui, dall’altro propone un vero e proprio “culto delle emozioni” attraverso la velocità, le sostanze, l’adrenalina a tutti i costi, come nel noto verso del cantautore Battisti: “Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”.

In quella fase delicata che si chiama adolescenza si compiono le trasformazioni più importanti. L’infanzia è alle spalle e l’età adulta si affaccia prepotentemente attraverso la modifica del proprio corpo, ma anche del proprio bagaglio emotivo.

Nella famiglia, nella scuola o in altri luoghi deputati all’educazione Sara non ha avuto modo di imparare ad avere cura della sua vita. In quel padiglione abbandonato, per lei è stato impossibile capire chi avrebbe voluto diventare “da grande”.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *