Vanna Iori

Su Huffington Post: “I segnali inascoltati della piccola Fortuna”

Su Huffington Post: “I segnali inascoltati della piccola Fortuna”
05/05/2016 | Categorie: Huffington Post, Media Press, Pedofilia


Il mio nuovo articolo uscito oggi, giovedì 5 maggio 2016, sull’Huffington Post.

 

Ai bambini piace disegnare. Il disegno è lo specchio dei pensieri e delle emozioni. Positive e negative. Fortuna, la bambina violentata e uccisa nel Parco Verde di Caivano, nell’hinterland di Napoli, disegnava finestre con le sbarre, come una prigione. Case con due porte, figure femminili cancellate con tratto forte, come fossero una minaccia.

I bambini ci dicono. Attraverso il disegno, i giochi. Lanciano segnali che vanno oltre le parole non dette. Eppure quei messaggi restano spesso inascoltati o in quel limbo tra disattenzione e sottovalutazione da parte degli adulti che è propedeutico all’emarginazione, alla violenza, all’abuso. A volte anche alla morte, come nel caso di Fortuna e di Antonio, il bambino di tre anni precipitato dallo stesso palazzone.

Oggi è la giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, tra le più grandi vergogne dell’essere umano: dedichiamo questa giornata a Fortuna, simbolo dei tanti bambini e delle tante bambine che in Italia e nel mondo non hanno avuto la fortuna di sopravvivere a questi drammi o che, al contrario, devono convivere ogni giorno con l’orco, nel silenzio.

Abbandonati anche, in molti casi, dalle madri, che diventano complici del padre carnefice perché incapaci di denunciare. Ascoltare è la priorità. Dalla famiglia agli educatori, dagli insegnanti alla parrocchia allo sport: l’ascolto è fondamentale per prevenire e aiutare i bambini.

Quello degli abusi sui minori è un tema complesso, che coinvolge più versanti. Dall’adescamento al contesto socioculturale in cui avviene la violenza, dal ruolo educativo dei genitori a quello delle istituzioni e delle associazioni, solo per citare alcuni ambiti. Il tema dell’ascolto, tuttavia, è ancora poco esplorato.

Molti abusi sommersi non vengono mai denunciati. Perché riguardano adulti nei quali i bambini ripongono fiducia, abbassando così le difese e trovandosi in condizione di maggiore “fragilità” affettiva. E anche per questo tacciono, per paura, o per vergogna di colpe non loro.

Sentimenti che non trovano parole per essere detti. Adulti frettolosi che non sanno ascoltare. Che precipitano nell’angoscia momentanea al pensiero che potrebbe accadere ai loro piccoli, ma subito pronti a riprendere la vita di sempre, fondamentalmente convinti che gli orrori riguardino altri.

Perché se un figlio si isola o diventa improvvisamente taciturno o rifiuta di andare in palestra o in parrocchia, se smette di fare i compiti, se cambia i suoi disegni che diventano “strani”, se con le bambole racconta storie “inventate”, se scoppia a piangere per nulla, se riprende a fare pipì a letto, se la notte non dorme, è più facile pensare che “gli passerà”, piuttosto che accorgersi della sua “bestia nel cuore”.

Ma il deficit di ascolto prosegue spesso anche quando gli abusi vengono a galla. Pochi, ancora, gli avvocati che hanno competenze specifiche per l’ascolto del minore durante la delicatissima fase di assunzione di dichiarazioni durante lo svolgimento delle indagini preliminari, nonostante nella Carta di Noto del 1996, integrata dal Protocollo di Venezia del 2007, si dettino i principi sulle corrette modalità di ascolto del minore abusato tra cui la necessità di avvalersi di professionisti specificamente formati, che devono utilizzare metodologie e criteri ritenuti affidabili dalla comunità scientifica e un setting adeguato, tale da garantire la serenità del minore.

Queste indicazioni nascono dall’esigenza che l’ascolto del minore avvenga correttamente sempre in via anticipata, sia perchè le prime dichiarazioni dei bambini sono considerate maggiormente attendibili, sia per accelerare il processo di elaborazione di vissuti dolorosi e per evitare di ripetere interrogatori riguardanti le loro esperienze traumatiche.

Proprio per questo il codice di procedura penale consente che l’udienza possa svolgersi anche in luogo diverso dal tribunale. Per evitare che il minore violentato venga a trovarsi di fronte all’autore del reato, si prevede che il suo esame possa esser effettuato con “l’uso di un vetro a specchio unitamente ad un impianto citofonico”, e anche che possano poi essere utilizzate tecniche non discorsive, quali il disegno, l’utilizzo di bambole e giochi.

Ma talvolta è troppo tardi, se l’ascolto non è avvenuto correttamente nelle prime fasi, al giudice dibattimentale e a quello dell’incidente probatorio non serve più usufruire di queste particolari modalità di acquisizione. Le ferite si sono già richiuse nel silenzio.

Un ascolto autentico è invece rispettoso dei tempi dei bambini per rielaborare le ferite, sa cogliere il significato dei loro silenzi, ed è il primo strumento che abbiamo per prevenire gli abusi o il loro reiterarsi. La tragedia della piccola Fortuna ci lascia questo interrogativo amaro: perché nessuno ha saputo ascoltarla? Spetta a noi affinare i sensori dell’intelligenza del cuore e uscire dall’indifferenza che ci rende complici.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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