Vanna Iori

Serve un decreto ad hoc per la “ripartenza emotiva” dei bambini

Serve un decreto ad hoc per la “ripartenza emotiva” dei bambini
23/04/2020 | Categorie: Diritti, Huffington Post, Infanzia, Media Press


In queste lunghe settimane di emergenza, in cui sono emersi i bisogni dei cittadini a cui è stato e sarà necessario offrire risposte straordinarie, efficaci e rapide, non possiamo trascurare le esigenze dei bambini e la cura del loro benessere, sul versante educativo, oltre che sanitario, soprattutto nelle zone di fragilità economico e sociale. Non mi riferisco soltanto al tema della didattica che è ovviamente fondamentale ma che non esaurisce la questione relativa alle necessità dei minori.

Da questo punto di vista è decisiva la questione della scuola poiché il problema principale non è il -prima di immaginare una riapertura generalizzata- è indispensabile predisporre fin da subito, tutte le misure precauzionali per impedire che le aule diventino luoghi di trasmissione del contagio. Penso alla sanificazione costante degli ambienti, all’applicazione del distanziamento sociale attraverso precise disposizioni come i turni di docenza, gli ingressi scaglionati, le classi ridotte e la ridefinizione degli spazi, al controllo epidemiologico della popolazione scolastica.

Tuttavia, mentre si riprogramma una riapertura delle aule improntata alla massima sicurezza per studenti, docenti, personale scolastico e famiglie, è necessario salvaguardare anche tutti gli altri aspetti che compongono la vita dei nostri bambini, dalla dimensione emotiva alla socialità. La didattica a distanza, per cui sono state stanziate importanti risorse, è stata per molti giorni l’unico aggancio con il mondo esterno. Tuttavia, la vita di un minore non è soltanto questo.

L’allentamento delle misure restrittive, dunque, non può escludere i più piccoli poiché se è comprensibile che all’inizio della crisi sanitaria si siano calibrate le limitazioni per le nuove generazioni in base all’esigenza di salvaguardare la loro salute fisica, ora è il momento di pensare a un graduale recupero relazionale ed educativo che tuteli anche la loro salute emotiva.

Per i bambini e i ragazzi l’impatto del lockdown è stato molto duro sotto vari punti di vista: quello del tempo, perché le ore trascorrono velocemente solo se c’è chi si prende cura di loro dal punto di vista educativo, culturale, ludico; dello spazio poiché è difficile per un bambino muoversi liberamente in spazi spesso angusti degli appartamenti; del corpo che è stato per molti giorni pregiudicato nelle sue potenzialità; della socialità poiché è mancato il rapporto con gli altri bambini ma anche con gli adulti che non fossero i genitori. E, a loro volta, madri e padri che sono stati “costretti” a scoprire e sperimentare una genitorialità nuova e diversa. Insomma, un vero terremoto nella vita relazionale delle famiglie.

La ripresa non potrà avvalersi delle soluzioni educative simili a quelle praticate prima del covid. Occorrerà pensare a diversi spazi e progetti sul versante educativo, sanitario e sociale. Proprio pensando alle necessità dei minori, un gruppo trasversale di parlamentari ha chiesto al Premier di valutare la predisposizione di un decreto ad hoc che metta in campo strumenti per consentire ai più piccoli di uscire di casa per svolgere attività in sicurezza e recuperare il loro benessere psico-fisico, dove è possibile, già prima della riapertura delle scuole.

Penso alla riapertura contingentata dei centri estivi, al sostegno alle associazioni di volontariato e alle reti di sostegno alle famiglie. Sarà necessario insegnare ai bambini nuove modalità di gioco e relazioni che tengano conto della necessità di mantenere il distanziamento sociale come sarà fondamentale strutturare i gruppi in dimensioni ridotte, privilegiando l’open air, gli spazi diffusi e prossimali alle scuole, alle piazzette, agli oratori, attraverso un’attenta vigilanza degli educatori che saranno chiamati a svolgere un compito nuovo.

Sarà necessario arrivare a una riapertura dei parchi, ma solo con la garanzia della massima sicurezza, pensando ad ingressi contingentanti, alla presenza di un solo genitore, controlli agli ingressi. E’ chiaro che, oltre alle indicazioni scientifiche e all’attivazione della responsabilità politica, servirà anche quella dei cittadini il cui impegno sarà fondamentale per impedire una seconda ondata di contagi.

“Avvicinarsi nella distanza” sarà il monito per ognuno di noi nei mesi che verranno. Sarà indispensabile avviare programmi di recupero emotivo per adulti e bambini in seguito alle esperienze di paura, di dolore e anche di lutto che hanno vissuto, con particolare riguardo ai più piccoli che non trovano parole per dire ciò che provano, ai bambini perduti dai radar della scuola che non è riuscita a intercettarli con la didattica a distanza e che spesso vivono in contesti familiari difficili.

E’ dunque importante una prospettiva pubblica, integrata e coordinata più che una risposta univoca, una condivisione generale di modalità e prassi, adattando i controlli e i criteri di funzionamento alla nuova, temporanea e imprevista situazione. Del resto sono difficilmente immaginabili risposte univoche, non solo a livello territoriale, ma anche di tipologia di servizi o di modalità di proposta e organizzazione. Sarà necessario invece indicare linee guida e criteri che prefigurino opportunità per salvaguardare l’equilibrio tra le necessità degli adulti (genitori lavoratori e non) e quelle di bambine e bambini, coinvolgendo il mondo del lavoro con flessibilità orarie, smart working, rotazione, part time ecc.

Per realizzare questo programma serviranno investimenti, collaborazioni tra servizi educativi, comuni, Terzo settore, Regioni e Governo. Nel frattempo è fondamentale dare un forte segnale di attenzione che rimetta al centro i minori, favorendo in ogni modo il loro benessere, cercando di aiutarli a “riprendersi” il loro mondo affettivo, cognitivo e relazionale.

Il mio articolo su Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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