Vanna Iori

Essere uguali per essere diversi

Essere uguali per essere diversi


Purtroppo, alcuni recenti episodi di cronaca raccontano le difficoltà che sta affrontando la nostra scuola di fronte a un tema prioritario come il diritto di tutti bambini aĺl’accoglienza e aĺl’istruzione. Tre casi, in particolare, dimostrano l’incapacità di garantire questi diritti a ogni bambino o ragazzo.

A Foligno un maestro ha discriminato e si preso gioco di un bimbo per il colore della pelle e il suo aspetto fisico, definendolo “brutto”; a Roma una famiglia non ha potuto riportare il figlio, guarito da una grave leucemia, a scuola perché nella sua classe ci sono compagni non vaccinati; a Reggio Emilia a un bimbo affetto da diabete non è stata concessa l’iscrizione in una scuola dell’infanzia pubblica.

Si tratta di episodi diversi tra loro che, tuttavia, certificano l’incapacità del sistema scolastico di offrire le stesse opportunità a tutti e di affrontare il tema dell’ integrazione di un minore. Eppure, la nostra è una scuola che ha saputo conquistarsi negli anni il titolo di scuola inclusiva, pensiamo,per esempio, ai ragazzi con disabilità.

Siamo stati tra i primi a rifiutare l’idea delle classi speciali, dei ghetti, per affermare il principio del lavoro sul gruppo classe con la piena integrazione di ogni studente. Oggi, non sappiamo neppure garantire la possibilità a un bambino malato di frequentare i corsi come tutti gli altri.

Cosa è successo in questi anni? Il sistema dove si è rotto? Cosa non ha funzionato? Cosa abbiamo dato per scontato? Sono domande a cui è indispensabile rispondere perché se non siamo in grado di garantire pari opportunità, non solo violiamo un preciso dettato costituzionale, ma priviamo i minori del diritto al futuro.

Un Paese non può crescere, non può parlare di sviluppo di civiltà, se non riesce a compiere questo passaggio culturale e farlo diventare cultura diffusa: pensare le differenze come risorsa. E avendo ben chiaro che, solo sulla base di una garanzia di uguaglianza dei diritti, le differenze possono essere una ricchezza.

Se così non è, ogni differenza rimane sinonimo di discriminazione. Serve tanto impegno, fuori e dentro il contesto scolastico. Non c’è niente di peggio per un piccolo che sentirsi diverso e, per questo, sbagliato.

Insegnare la ricchezza della diversità e impegnarsi per l’uguaglianza dei diritti è un dovere etico e politico, oltre che pedagogico.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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