Vanna Iori

Rifondare il patto educativo per rilanciare il valore della scuola

Rifondare il patto educativo per rilanciare il valore della scuola


Finalmente se ne parla. Educazione. Si sta aprendo nel paese un dibattito sulla drammatica emergenza educativa e sul rifiuto da parte di molti ragazzi di ogni principio di autorità. Le immagini dello studente di Lucca che grida contro il suo professore pietrificato, pretendendo un 6 e che addirittura si inginocchi, hanno riproposto uno squarcio su un fenomeno sociale che si sta diffondendo anche amplificato dalla viralità delle immagini che viaggiano sul web con cui si offre un palcoscenico alle “prodezze” di alcuni bulli (in Italia, in una classe su dieci, sono segnalati episodi di violenza verbale o fisica). Ragione per cui sarebbe auspicabile che gli smartphone uscissero definitivamente dalle classi e che anche i genitori partecipassero a meno chat di “autocoscienza” contro i docenti.

Sono convinta che la scuola, molto al di là dei suoi demeriti, venga accusata di non saper svolgere più il suo compito. Ha ragione Ilvo Diamanti quando dice che “malgrado l’emergenza amplificata dai social, è un’istituzione ancora credibile che va protetta”. Oggi la nostra è una scuola in guerra. Un’istituzione dileggiata che deve ricostruire il tessuto connettivo su cui esercitare la sua indispensabile funzione sociale.

L’educazione deve ritornare al centro dell’interesse culturale, politico e sociale. Perché ne va del futuro del paese. E perché educare non è mai una questione privata ma è sempre pubblica e politica. Per questo, dovrebbe rifondarsi su una responsabilità condivisa, una sorta di “Santa alleanza” che coinvolga tutti gli attori (educatori, insegnanti, genitori) con l’obiettivo di agire sulla formazione dei ragazzi, ripartendo dalla ricostruzione di un patto educativo spezzato.

I figli hanno bisogno e diritto all’ascolto, ma non di difesa a oltranza. Niente di più diseducativo dei genitori “avvocati difensori” che mettono in discussione il ruolo dell’insegnante sia da un punto di vista personale che professionale.

Gli episodi di aggressività in classe sono anche espressione di intolleranza all’insuccesso dei figli che spinge i genitori per primi, e davanti ai figli, a contestare ogni forma di autorità, dal docente all’allenatore.

Occorre che si riconosca alla scuola non solo la sua valenza didattica ma il suo valore profondamente pedagogico e formativo, che si valorizzi l’impegno la competenza, la passione educativa di tanti insegnanti che sono davvero punto di riferimento culturale e umano per gli studenti. Occorre cioè investire sui contenuti da trasmettere, ma anche sulle relazioni educative.

Altrimenti assisteremo a un’escalation di quello che ho definito recentemente, nel corso del Convegno “Uno su Quattro”, un nuovo familismo amorale che si fonda poco sulla condivisione educativa e troppo sulla competizione e sull’interesse del singolo risultato.

Lo sviluppo di una comunità educante ha nella scuola un luogo centrale, nel suo entrare-uscire di esperienze, di saperi, di relazioni. La realtà educativa è un evento complesso, dinamico, problematico, caratterizzato da pluralità di aspetti instabili, contraddittori, anche difficili.

Nelle relazioni educative e nel complesso sistema di costruzione del welfare educativo, soprattutto a fronte delle nuove povertà educative, l’orizzonte di senso delle relazioni e la qualità scientifica delle conoscenze devono mantenersi in una costante apertura. La nostra sfida deve partire necessariamente da qui.

Qui articolo su HuffingtonPost




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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