Vanna Iori

Su HP: “Le telecamere negli asili non sono la soluzione, ma velocizzano le indagini”

Su HP: “Le telecamere negli asili non sono la soluzione, ma velocizzano le indagini”
21/10/2016 | Categorie: Giustizia, Huffington Post, Infanzia, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi, venerdì 21 ottobre 2016, sull’Huffington Post.

 

I comportamenti aggressivi e violenti, specialmente quando si rivolgono a soggetti fragili come i bambini, i disabili e gli anziani, come registrano purtroppo alcuni episodi di cronaca che talvolta leggiamo, ci indignano profondamente e ci spingono a chiedere di intervenire con l’occhio della videocamera per sentirci più tranquilli. Sentiamo necessario estromettere quella emotività incontrollata e pericolosa dai contesti di persone fragili. Per sentirci rassicurati. Perché quando un bambino viene picchiato o sbattuto con il viso dentro un piatto di pasta, la scheggia che si è inserita nel suo percorso di sviluppo ha già iniziato a fare male.

Ma le telecamere non sono certo “la” soluzione. Innanzitutto per la ragione banale che esistono comunque in ogni struttura dei “coni d’ombra” dove è possibile esercitare violenza nascosta. Ma soprattutto perché la vera rassicurazione è garantita dall’alleanza di cura educativa sociale e sanitaria tra gli operatori e le famiglie. Un’alleanza che si basa soprattutto sulla fiducia, sull’affidare. Per questo la proposta di legge approvata in prima lettura dall’aula della Camera, che si avvale del contributo di diversi gruppi parlamentari, non sarà un “grande fratello”. E se autorizza per la prima volta l’installazione di telecamere a circuito chiuso negli asili e nelle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili pubbliche e private per contrastare gli abusi, la proposta di legge punta molto di più sulla formazione professionale iniziale e continua dei professionisti a cui affidiamo i nostri soggetti fragili, sulla qualità del lavoro di cura educativa, sociale e sanitaria per prevenire questi fenomeni, sui colloqui attitudinali, sul monitoraggio permanente, sulla condivisione in equipe dell’esperienza, che è la prima fonte di crescita professionale per prevenire le degenerazioni delle criticità.

La questione è delicatissima e multiforme. Proprio per evitare una diffusione impropria e salvaguardare il principio del patto di educazione e cura con le famiglie, la legge approvata prevede quindi molte cautele restrittive nell’uso delle videocamere per tutelare la dignità dei lavoratori, il diritto alla privacy, non interferire sul lavoro svolto e non compromettere la spontaneità dei rapporti. La telecamera ha quindi lo scopo soltanto di velocizzare le indagini in caso di segnalazione di un reato di maltrattamento, le immagini dovranno essere criptate, l’accesso alle registrazioni sarà consentito solo all’autorità giudiziaria per le indagini in caso di reati, l’installazione deve infine essere preceduta da un accordo collettivo con i lavoratori e adeguatamente segnalata.

Deve cioè essere ben chiaro che dietro gli abusi e le violenze sui bambini negli asili nido si celano spesso situazioni di improvvisazione educativa, di scarse capacità relazionali e affettive, di competenze pedagogiche inesistenti che sono propedeutiche a forme di trascuratezze e maltrattamenti.

La competenza ha bisogno del cuore per continuare ad alimentare la motivazione, la passione e l’intelligenza emotiva. La legge per la disciplina delle figure dell’educatore professionale e del pedagogista, a mia prima firma, approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato, va infatti in questa direzione. Ha lo scopo di creare servizi educativi più accoglienti attraverso una valorizzazione del lavoro di cura. Investire sugli educatori deve essere l’impegno prioritario: formare al meglio chi si prende cura delle persone che hanno bisogno di cura.




Flavio Maiocco

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