Vanna Iori

Sull’Unità il mio articolo “Welfare, non più spesa a perdere ma investimento”

Sull’Unità il mio articolo “Welfare, non più spesa a perdere ma investimento”
13/05/2016 | Categorie: L'Unità, Media Press, Welfare


Venerdì 13 maggio 2016 il quotidiano l’Unità ha pubblicato un mio articolo dal titolo “Welfare, non più spesa a perdere ma investimento” dedicato al tema del welfare generativo, una risposta che diventa sempre più necessaria.

unita_welfare_non_piu_spesa_a_perdere_ma_investimento_13_maggio_2016_bl

Qui sotto la trascrizione integrale dell’articolo.

 

Milioni di esclusi e disuguaglianze sociali in aumento. Gli effetti della crisi economica si traducono in crisi sociale. Non sempre investire di più significa investire con efficacia per abbattere le povertà se, come avviene oggi in molti casi, il welfare è una spesa a perdere.

In questa stagione difficile è necessario cambiare. Reinvestimento e rigenerazione sono le parole chiave su cui rifondare un sistema che non può restare ancorato a modelli oramai superati. Dalla visione assistenzialistica del welfare, intesa come erogazione unilaterale e dispendiosa, occorre passare a un meccanismo di rigenerazione dello stesso welfare.

L’obiettivo è uno: innescare circuiti virtuosi nei percorsi di aiuto e di assistenza che recuperino la priorità delle persone, la loro capacità di diventare corresponsabili e di acquisire dignità sociale. Dagli anziani ai minori, dai disabili agli immigrati, il welfare generativo può rappresentare una risposta concreta alle esigenze della società odierna dove chi aiuta e chi è aiutato possono e devono trovare un incontro e scambiarsi beni sociali.

Non c’è nessuno che non sia in grado di dare qualcosa, di restituire un “corrispettivo sociale” in cambio di ciò che ha ricevuto. Ho voluto porre questa prospettiva alla base della proposta di legge, che reca la mia prima firma e quella della mia collega di partito Donata Lenzi, dal titolo “Welfare generativo e azioni a corrispettivo sociale”, depositata alla Camera dei deputati.

A livello locale esistono nel nostro paese già molte esperienze in questo senso. Tra i bisogni della collettività, a iniziare dalle categorie sociali più deboli, e gli strumenti che oggi si utilizzano per fornire risposte c’è una distanza evidente, che occorre colmare.

Il soggetto beneficiario va posto in un’ottica attiva e non passiva, da puro e semplice fruitore di un servizio a generatore, appunto, di welfare. Ciascuno è portatore di diritti e doveri.

La proposta di legge si propone di collegare l’erogazione di una prestazione del sistema integrato per garantire un diritto sociale all’attivazione da parte del soggetto destinatario della prestazione, in termini di un impegno sociale a vantaggio della collettività.

Si tratta di un modello di welfare incentrato sull’investimento delle risorse attraverso la loro rigenerazione, la loro messa a rendimento e la responsabilizzazione di aiutati e aiutanti nel perseguimento di obiettivi di benessere e di sviluppo sociale, finalizzato a rafforzare i legami sociali, a promuovere il patrimonio culturale e ambientale, l’inclusione sociale, le pari opportunità, a dare concreta attuazione al principio di solidarietà.

È una proposta che guarda alla società nel suo insieme (in termini di coesione, di sviluppo di spirito solidaristico) e alle singole persone destinatarie di interventi di sostegno sociale, valorizzando l’apporto che esse possono offrire al perseguimento del bene comune.

Gli attori istituzionali (Stato, Regioni, Comuni e Terzo settore), ognuno per le proprie competenze e funzioni, sono i primi responsabili dell’attuazione della legge, in un sistema di collaborazione aperto a tutti gli attori del territorio. La leva con la quale dare attuazione a questa prospettiva sono le azioni a corrispettivo sociale (Acs): attività che coinvolgono, su base volontaria, i percettori di forme di sostegno al reddito nell’ambito di progetti valutati e monitorati dalle istituzioni.

Con questa proposta non si genera nuova spesa, ma si utilizzano le risorse già a disposizione in modo diverso, così da renderle produttive di plusvalore sociale ed economico. Con questo intervento legislativo si potrebbe offrire una nuova prospettiva di superamento dell’assistenzialismo, un cambiamento di paradigma che chiede a ogni persona di “aiutare ad aiutarsi”.

Il welfare diventa così un investimento e non una dissipazione di risorse, salvaguardando la garanzia dei diritti sociali e perseguendo il raggiungimento di una riduzione delle disuguaglianze.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *