Sui social i giovani vanno guidati
Gli adolescenti e i giovani nativi digitali vivono un bisogno fondamentale di socializzazione che si realizza oggi dentro al metaverso del web, tutto racchiuso in un piccolo e potente device.
Ed è una dimensione talmente forte che, ormai, la realtà virtuale condiziona la vita reale. Siamo ben consapevoli che nella tecnologia risieda il futuro dell’umanità ma ne saremo sopraffatti se non la utilizzeremo in modo consapevole e lungimirante.
La socializzazione digitale per gli adolescenti avviene in un momento della vita in cui l’evoluzione psicosocíale non è ancora compiuta ma è quella fase in cui si progetta il proprio futuro. Ragazzi e ragazze devono scoprire chi è l’individuo da costruire attraverso le esperienze; le stesse che in età adulta permetteranno loro di abitare la vita, il territorio delle relazioni ed esplorare il mondo. Possono farlo in un contesto prevalentemente tecnologico? Hanno gli strumenti per poter tenere distinti i campi? Soprattutto perché gli episodi della cronaca quotidiana disegnano una situazione che appare fuori controllo: i giovani -attraverso il computer o lo smartphone- vivono in un habitat parallelo dove, fin da bambini, trascorrono più ore dentro uno schermo che nella realtà. Si tratta di una forma di dipendenza e assuefazione, di fuga dalla realtà verso un nuovo modello sociale e culturale che si fonda su un’estremizzazione del proprio io nella rete: un individualismo che impedisce la costruzione sana della propria identità. Nel mondo dei giovani, le nuove tecnologie rappresentano il centro di gravità di tutto: la realtà virtuale, i videogiochi, i social e lo smartphone sono diventati strumenti inseparabili.
Non basta indicare ogni giorno la gravità del fenomeno, né limitarsi ai divieti. Servono risposte urgenti su come intervenire per sostenere con azioni concrete la costruzione di percorsi identitari che oggi appaiono in troppi casi disfunzionali. I divieti non bastano: abbiamo bisogno di risposte alla complessità di questo tempo di iperconnessione che non siano autoassolutorie e pigre. Gli adulti, a cominciare dai genitori e dagli insegnanti, hanno il compito di promuovere un utilizzo consapevole e razionale del digitale, costruendo cultura, conoscenza ed educazione
Ma per riuscirci è necessario che l’azione degli adulti sia in primo luogo propriamente “educativa” e fondata sia sul pensiero razionale sia sugli alfabeti affettivi. C’è un grande lavoro da fare nelle nostre comunità, per ridare il senso alla parola esperienza: per farlo è necessario costruire nuovi percorsi che si fondino sull’ascolto, sulla parola, sulla conoscenza e l’emozione senza limitarsi all’informazione veloce e superficiale, oltre che spesso fuorviante. Abbiamo la responsabilità culturale, storica e politica di guidare i giovani in questo percorso educativo e di autonomia altrimenti sarà anche responsabilità nostra se questa generazione farà fatica a costruire vite fondate sul senso, l’empatia e la relazione.