Vanna Iori

Un reddito di contrasto alla povertà è indispensabile

Un reddito di contrasto alla povertà è indispensabile
03/08/2023 | Categorie: Huffington Post, Media Press


In questi giorni centinaia di migliaia di percettori del reddito di cittadinanza hanno ricevuto un freddo sms con cui hanno saputo di non averne più diritto. La scelta del governo di tagliare una misura di contrasto alla povertà, all’emarginazione, all’esclusione sociale sta gettando nello sconforto molte persone che resteranno senza una fonte di sostentamento. La destra li chiama fannulloni, sono semplicemente poveri. Le cifre ci dicono che la maggior parte ha cercato e cerca lavoro, mentre una minoranza non lo cerca, o non lo cerca più. Evidentemente, un fastidio per l’esecutivo impegnato a risolvere i problemi degli evasori fiscali e delle corporazioni che lo sostengono. Eppure oggi il tema della lotta alla povertà e alle disuguaglianze dovrebbe essere centrale e richiede, oggi come sempre, la capacità di ridare alle persone senso di dignità e fiducia nel domani. Perché “povertà”, come spiega il premio Nobel per l’economia, Amartya Sen, significa l’impossibilità per una persona di svolgere la vita che amerebbe vivere.

La povertà diventa carestia di libertà effettiva, di fare e di essere, di sviluppare il proprio potenziale e di realizzare il proprio progetto di vita.  Essa non è prodotto esclusivo della mancanza di un impiego. La povertà richiede una presa in carico complessiva e multidimensionale degli individui che si basi sulla capacità di comprendere le differenze tra singole persone e tra nuclei familiari. Perché ognuno è portatore di diritto e di bisogni diversi. E invece intervenire con l’accetta contro presunti “divanisti” esprime una visione miope, distante dalla realtà. Oggi servirebbe potenziare misure di presa in carico complessiva delle fragilità grazie alla costruzione di un progetto predisposto dai servizi sociali comunali che operano in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole, i privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà, con particolare riferimento agli enti no-profit. Progetti che riguardano l’intero nucleo familiare e prevedono specifici impegni individuati con gli operatori sociali sulla base di una valutazione delle problematiche e dei bisogni che tenga in conto diverse dimensioni: le condizioni personali e sociali; la situazione economica; la situazione lavorativa e il profilo di occupabilità; l’educazione, l’istruzione, la formazione; la condizione abitativa; le reti familiari, di prossimità e sociali. Una misura universale di contrasto alla povertà in tutte le sue dimensioni -come il REI- che dovrebbe diventare strutturale e costituire l’asse portante di un’infrastruttura nazionale a disposizione del welfare locale, indispensabile per lo sviluppo di progetti che possano effettivamente garantire alle persone di uscire dalla condizione di povertà. Una misura per affermare il diritto all’esistenza. Oggi servirebbe rimettere in piedi quella rete sociale costruita con il Rei, essenziale nell’approccio multidimensionale alla povertà e, dall’altra parte, potenziare le politiche attive del lavoro e lo sviluppo delle competenze professionali. Il governo, purtroppo, non fa nessuna delle due cose.

In questo quadro di grande disagio, andrebbe anche affrontata con maggiore consapevolezza la grande questione della povertà minorile. Crediamo davvero che sia solo una questione di reddito? I bambini sono oggi i grandi dimenticati dalla politica. SI dovrebbe invece lavorare per prevedere l’obbligo e la previsione di interventi di sostegno sociale, per il diritto all’istruzione e all’educazione dei minori. Non c’è nulla di questo aspetto più decisivo per lo sviluppo del Paese. Per un bambino o per un adolescente la quotidianità dovrebbe essere garanzia di progetti per il futuro, passioni, sport, educazione e studio. Invece, come ci dimostrano i dati e le tendenze di numerosi analisi e studi, questo entusiasmante periodo della vita si sta trasformando nel primo atto (spesso unico) di un’opera chiamata povertà. Questo orizzonte fa parte di quella povertà educativa che, sommata a quella economica, spesso fa pendere l’ago della bilancia verso la le forme di violenza e devianza nel futuro di un giovane. Da qui l’importanza di affrontare con decisione questo fenomeno prima che sia troppo tardi: dare ai giovani occasioni invece che rassegnarli alla povertà, educazione invece che abbandono, può spingere il loro futuro verso una dimensione di riscatto sia economico che educativo. L’integrazione di risorse, di competenze e di responsabilità può arricchire il sistema del welfare educativo, migliorare l’efficienza e accrescere il benessere educativo. Anziché un primo passo per la lotta alla povertà, purtroppo, stiamo subendo la scelta di una strada   diversa da quella di un sussidio equo ed efficace da cui partire.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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