Vanna Iori

La protesta delle donne iraniane è anche la nostra

La protesta delle donne iraniane è anche la nostra
28/09/2022 | Categorie: Donne, Huffington Post, Media Press


Siamo ormai alla seconda settimana di proteste in Iran in seguito alla terribile morte della giovane Mahsa Amini, che si trovava in carcere per non avere indossato il velo in modo non conforme alle regole della Repubblica islamica. Nonostante la dura repressione, che secondo le stime delle organizzazioni umanitarie ha già provocato 76 vittime e migliaia di arresti, le manifestazioni organizzate dalle donne iraniane proseguono in diverse città. Le restrizioni su Internet rendono difficile capire la portata di questo straordinario movimento di protesta, ma -nonostante le limitazioni- restano negli occhi le immagini di una donna che si toglie il velo e agita le braccia in aria nel quartiere Narmak di Teheran; una giovane ragazza –Hadis Najafi– che -davanti alle forze dell’ordine- si raccoglie i capelli biondi; un uomo che brucia uno striscione della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, nella città meridionale di Shiraz; una ragazza senza velo sui social intona Bella Ciao in persiano.

Sono migliaia le donne che in strada si tolgono il velo e lo sventolano in segno di protesta e cantano la canzone della libertà che è diventata un inno alla resistenza contro la polizia morale nel paese dove, dall’instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, le donne non possono più cantare in pubblico;  possono godere solo di alcuni diritti e molte libertà sono loro precluse, come cantare o vestirsi come desiderano.

Il capo della magistratura ha dichiarato che non deve esserci “alcuna indulgenza” contro “gli istigatori dei disordini” e, dunque, le forze dell’ordine sparano contro i dimostranti e organizzano contro-manifestazioni a favore del regime a cui è costretta a partecipare povera gente.

La risposta dell’Europa è stata ferma con la richiesta alle autorità iraniane di rispettare i principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, interrompere immediatamente la violenta repressione delle proteste, garantire l’accesso a Internet e il libero flusso di informazioni, chiarire il numero dei morti e degli arrestati, rilasciare tutti i manifestanti non violenti e garantire un giusto processo a tutti i detenuti. Inoltre, è stato chiesto di indagare debitamente per l’uccisione di Amini, assicurando alla giustizia i responsabili della sua morte. Ma come può bastare?

A differenza del passato, le proteste di questi giorni sono più ampie e inclusive e scardinano distanze e tensioni sociali: benestanti e nullatenenti, abitanti delle grandi città e dei piccoli centri di provincia, donne e uomini, giovani e meno giovani, personaggi famosi, come il musicista Homayoun Shajarian, figlio di una leggenda della musica persiana, Mohammad-Reza Shajarian, che ha proiettato una gigantografia di Mahsa Amini come sfondo del suo ultimo concerto. Un’onda di sdegno mai vista prima che supera le divisioni etniche all’interno del Paese e chiede riforme contro l’ingiustizia quotidiana e la repressione delle libertà. Le proteste, nate attorno ad una questione femminile come l’obbligo di velarsi, potrebbero fare da catalizzatore per un’azione politica ispirata a una profonda e non negoziabile richiesta di cambiamento, di partecipazione democratica, di libertà.

Ciò che sta accadendo in Iran deve ridestarci e renderci consapevoli di cosa succede, per unirci nella lotta contro gli autocrati. La tirannia è la grande malattia di questo tempo, quella che priva i popoli dei loro diritti, a partire da quello di autodeterminarsi. Cosa c’è di peggio di una libertà negata, dei diritti di cui donne e uomini sono privati con l’utilizzo della forza brutale, nella distrazione dell’Occidente? In Iran sono in gioco l’inviolabilità della persona umana, la libertà di espressione, la dignità di esistere: occorre tutta la nostra attenzione. Non volgiamo lo sguardo dall’altra parte.

 

Il mio articolo per HP




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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