Vanna Iori

Il valore della differenza femminile nei diritti alla parità

Il valore della differenza femminile nei diritti alla parità
14/09/2022 | Categorie: Donne, Media Press


In questi giorni si è parlato molto di donne e del fatto che se Giorgia Meloni diventerà premier avrà rotto il “soffitto di cristallo” che impedisce alle donne di accedere ai livelli più alti della politica. Ma è sufficiente essere la leader di un partito per dare risposte alla questione dei diritti delle donne nel nostro Paese? Purtroppo, non è così; principalmente per due ragioni. La prima è che non basta essere una donna per realizzare politiche per le donne e la seconda è che Giorgia Meloni, nel suo partito, è al vertice di una piramide di uomini. FdI è un partito maschile guidato da una donna, ma non esiste una partecipazione femminile diffusa costruita negli anni, fondata su battaglie condivise per i diritti delle donne. Non è un caso che molte delle questioni su cui sono nati i movimenti femministi in Italia mostri profonde chiusure. E non è un caso che secondo i sondaggi FdI raccolga più voti nell’elettorato maschile che in quello femminile. 

Per questo sono fuorvianti le parole di chi accusa la sinistra di avere un problema con le donne in politica, semmai è l’esatto contrario: una donna oggi può ambire alla guida del Paese proprio perché ci sono state tante donne di sinistra, laiche e cattoliche, come Nilde Iotti, Tina Anselmi, Lina Merlin, solo per citarne alcune, che con le loro battaglie hanno permesso di conquistare uno spazio politico. Perché negli anni i movimenti delle donne hanno costruito uno spazio pubblico e privato per tutte le altre donne che sarebbero venute dopo. E lo hanno fatto nel corso di lunghi anni di impegno nelle piazze, nella società, nella politica e nelle Istituzioni con l’obiettivo di aprire una strada che è quella che Giorgia Meloni oggi può percorrere.

Un modello di società patriarcale non lo consentirebbe. È grazie alle nostre battaglie di donne progressiste e democratiche che abbiamo ottenuto il diritto di voto, il diritto di diventare docenti, magistrate, avvocate, il diritto di divorziare, il diritto di disporre del nostro corpo, il diritto di scegliere. Il diritto di essere noi stesse, di avere ambizioni e dignità. Noi non vogliamo arrivare ai vertici usando modelli maschili, ma pretendiamo di farlo con un modello femminile che si fonda sulla differenza dal maschile, sulla nostra visione del mondo, sulla nostra umanità, capacità di relazione, spirito di cura e solidarietà. Non si governa come donna lasciando indietro le altre donne.

 E questo vale come modello culturale ma anche nelle politiche da attuare: la parità salariale, le quote rosa, il rispetto delle scelte che riguardano la propria vita e il proprio corpo, incentivare le donne a lavorare perché è così che si combatte la denatalità, affrontare gli stereotipi e i pregiudizi che impediscono alle ragazze di ambire a mestieri considerati “maschili” o a posizioni elevate di carriera. Siamo per un mondo di donne e di uomini, che valorizzi le differenze, nella uguaglianza dei diritti,  per una democrazia paritaria fatta di due voci piene. Non basta dunque esercitare una leadership femminile per rappresentare le donne come meriterebbero. Vogliamo che le donne possano essere autonome, lavorare senza per questo dover rinunciare a essere madri, avere stipendi in linea con le loro competenze e ambizioni, vorremmo un sistema di welfare migliore, un lavoro di cura condiviso, vorremmo fossero libere di autodeterminarsi.



Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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