Vanna Iori

Quel treno che ha calpestato il diritto all’inclusione

Quel treno che ha calpestato il diritto all’inclusione
20/04/2022 | Categorie: Disabilità, Huffington Post, Media Press


Ventisette ragazzi con disabilità, residenti a Milano, sono stati cacciati da bordo del treno perché i posti loro riservati sul convoglio Albenga-Milano erano stati occupati da altri passeggeri. Un assalto causato dalla soppressione di alcune carrozze danneggiate dai vandali che hanno ridotto la capienza complessiva del treno. Un’inciviltà successiva all’altra che coinvolge tutti. Un insulto alla dignità umana che offre la cifra del baratro nel quale siamo caduti e che riguarda chi ha rifiutato di alzarsi, chi non è riuscito a garantire non solo i servizi ma l’esercizio di un diritto, chi ha causato la riduzione della capienza calpestando il rispetto per un bene di tutti.

Emerge in tutto il suo orrore un’insensibilità e un’ignoranza feroci che non possono essere affrontate solo con le sanzioni. Certo, serviranno approfondimenti, ma in questo caso un “disservizio” organizzativo, regolamentare, normativo si è trasformato in una lesione della dignità della persona che riguarda ognuno di noi perché l’egoismo, il cinismo, la completa rimozione dell’altro da sé oscurano  il lavoro di tante realtà importanti che promuovono inclusione, formazione, integrazione. Realtà che si fanno carico delle persone, della loro dignità di esistere e di vivere pienamente i loro progetti di vita.

Fatti come quello del treno Albenga-Milano ci fanno piombare indietro di anni e rendono plastica la difficoltà di consentire a tutti i cittadini pari opportunità, a partire dal diritto a viaggiare in sicurezza. Perché su quel treno le persone più fragili sono diventate invisibili -o peggio- un intralcio. Chi avrebbe dovuto comportarsi con rispetto si è semplicemente voltato dall’altra parte, rendendo quell’invisibilità un inaccettabile fatto sociale e culturale. Su quel treno sono stati negati diritti essenziali ed è stata affermata la colpevole ignoranza sulla disabilità e sui bisogni speciali. È per questo che una sanzione è insufficiente di fronte a una grave mancanza di culturale su tutto ciò che riguarda la disabilità nelle sue diverse forme e  una piena inclusione, dalla scuola al mondo del lavoro.

È molto doloroso pensare che i passeggeri di quel treno abbiano vissuto con fastidio il diritto delle persone con minore autonomia a viaggiare per vedere il mondo fuori da casa loro perchè lascia venire a galla una terribile “tolleranza condizionata” per cui va bene l’inclusione finché non intralcia la nostra vita quotidiana.

In un contesto culturale dove la maleducazione, la prepotenza e l’ignoranza si fanno Stato, quanto è ancora lunga la strada verso la cittadinanza attiva delle persone con disabilità? Quanti fatti come questo devono accadere perché si riconosca che, nonostante l’impegno delle istituzioni -dallo stato alle amministrazioni- non siamo riusciti a scalfire quell’egoismo e indifferenza che impediscono una piena inclusione sociale?

L’unica strada che può invertire questi comportamenti è quella dell’educazione che possa incidere sulla coscienza delle persone, dove si insegna a non discriminare, ad avere rispetto dell’altro, ad esercitare diritti e doveri. Senza questo rispetto non esiste cittadinanza. E questa è la direzione da imboccare con urgenza.

 

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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