Come spiegare la guerra ai bambini?

Dopo due anni di pandemia che ha messo a dura prova i bambini e gli adolescenti con serie ripercussioni sulle emozioni, la capacità di relazionarsi, la naturale tendenza a guardare al futuro con ottimismo e speranza, è piombata, come un sasso lanciato dall’alto, una barbara guerra in piena Europa. Una guerra raccontata ogni istante attraverso la diffusione capillare di video e immagini terrificanti e resa ancora più agghiacciante dalla minaccia nucleare, agitata come arma di ricatto. L’indicibile è entrato nelle nostre vite sotto le forme di un terzo conflitto mondiale non più impensabile, ma rientrato nel novero del possibile. L’indicibile diventa una guerra vicino alle nostre case.
L’epidemia e la guerra hanno interrotto l’idea di futuro come orizzonte di prospettive che non spaventa. Per molti dei nostri ragazzi il mondo sembra essersi fermato, intrappolandoli in un eterno e angosciante presente senza vie di fuga.
Molti genitori, in questi giorni, si stanno interrogando su come parlare ai loro figli del conflitto che divampa alle porte d’Europa o se tenerli al riparo dalle paure. Credo sia importante non tenerli all’oscuro ma affrontare il tema con partecipazione: condividere con gli adulti le preoccupazioni alleggerisce il carico di angosce e consente di trovare una forma per incanalare i non detti.
I bambini sono molto vulnerabili allo stress e non hanno i mezzi per dare una spiegazione razionale a ciò che vedono; alla morte dei loro coetanei, alle esplosioni, alle madri che piangono, alle famiglie che scappano sotto le bombe. I minori hanno meno capacità di adattamento agli sconvolgimenti e questo conflitto potrebbe avere esiti drammatici sul loro sviluppo emotivo. Bisogna essere consapevoli che proteggere i bambini non vuol dire impedire di conoscere i fatti traumatici (anche perché nella società della comunicazione di massa è impossibile tenerli al riparo dalle immagini e dalle notizie di guerra). Come per la pandemia sta alle famiglie, alla scuola, e ai luoghi educativi avere la capacità, la forza e la volontà di spiegare per rendere più facile l’elaborazione e il confronto con ciò che è difficile dire, conoscere, spiegare.
Il punto di partenza e l’ascolto e l’osservazione di gesti e comportamenti che sono gli elementi cardine per sintonizzarsi con le angosce, le paure e le fragilità; non si tratta solo della parole, ma anche dei giochi, delle favole o dei disegni. In questo senso, diventa centrale la competenza educativa dei genitori che, ascoltando e osservando, sapranno trovare le risposte equilibrate alle legittime domande dei figli. Non dobbiamo avere paura di causare maggiore sofferenza aprendo loro le porte dell’indicibile perché accadrebbe l’esatto contrario: la condivisione genera rassicurazione, consente di incanalare la paura e di dare un nome e una forma a questa guerra che è entrata nelle nostre vite. Le domande sono invevitabili come le risposte e serve uno sforzo educativo per elaborare spiegazioni adatte alla loro età che non siano solo funzionali a rassicurare ma anche a elaborare una coscienza civile e un senso del mondo.
Non rimaniamo indifferenti di fronte ai macigni che gravano sui cuori delle giovani generazioni. Troviamo le parole e diamo un senso anche a ciò che sembra non averne. Nel bellissimo ultimo film di Sorrentino, il maestro fa una esortazione al giovane allievo: “Non ti disunire!”. Ecco, questo è il momento di non disunirsi, di non cedere allo sconforto, di tenere duro e affrontare questa nuova catastrofe che si è abbattuta sul nostro tempo.
Non lasciamo i bambini e gli adolescenti soli con le loro paure altrimenti tenderanno a creare immagini ancora peggiori della realtà e si troveranno abbandonati con le loro angosce. Rendiamoci credibili ai loro occhi e punti di riferimento sicuri, evitando inutili menzogne e provando a pensare insieme a loro alla bellezza sorprendente che può esserci ancora e alla speranza che non deve abbandonarci mai perché nel mondo esiste anche un meraviglioso spettro di gioia e, sì, bellezza. Adoperiamoci, insieme a tutte le agenzie educative, per costruire un lavoro di cura che restituisca a una generazione il senso del domani, accompagnandoli fuori da questo dramma infinito con sincerità e rispetto della loro libertà e del loro diritto di conoscere.