Vanna Iori

Omicron, i genitori di fronte alle nuove paure

Omicron, i genitori di fronte alle nuove paure


Sono tante le sfumature del sentimento di paura che domina in questi giorni la nostra esistenza: dalla preoccupazione all’angoscia, dallo sgomento fino al panico. C’è un elemento nuovo, oltre alla velocità della diffusione e al conseguente aumento dei contagi: questa nuova variante Omicron sta colpendo i bambini con conseguenze anche molto gravi,  ricoveri in ospedale e cure intensive. Il numero dei bambini ricoverati è quasi raddoppiato. Triplicato il numero di piccoli in terapia intensiva.  All’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma i ricoveri sono raddoppiati in 10 giorni a dimostrazione che il virus corre nella fascia di popolazione più scoperta dal vaccino. Secondo il report di oggi degli ospedali-campione monitorati dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) nei sette giorni tra il 28 dicembre e il 3 gennaio sono aumentati dell′86% i pazienti sotto i 18 anni ricoverati per Covid (rispetto al totale dei pazienti pediatrici dei sette giorni precedenti).

Nella prima ondata di bambini malati ce ne sono stati pochissimi, anche perché  vivevano chiusi in casa. Ora sta cambiando profondamente il quadro e con esso le paure degli adulti che nella prima fase erano concentrate sui terribili rischi psico-pedagogici legati alla vita emotiva, all’isolamento e all’assenza di relazioni, mentre oggi afferiscono alla salute e alla vita stessa dei figli.

La drammaticità dell’emergenza e la potenza delle risposte sanitarie messe in campo in questi mesi si rispecchiano nelle metafore utilizzate per descrivere la situazione che stiamo vivendo: dalla “guerra”, usata soprattutto nei primi tempi, alla “tempesta” che richiama il dramma delle forze della natura che si scagliano contro gli esseri umani impotenti. Si tratta di metafore che fanno riferimento alla situazione piena di pericoli ed incertezze, che coinvolge ancora di più chi ha responsabilità genitoriali, tra la necessità di non privare i propri figli di ulteriori momenti di socialità e vita relazionale, senza esporli tuttavia ai pericoli. Un equilibrio difficilissimo, che appare quasi impossibile e chiama in causa, oltre alle misure sanitarie, la genitorialità in ogni sua declinazione.

Va riconosciuto che la società italiana nel suo complesso ha accettato e vissuto con responsabilità il lockdown, ha scelto di vaccinarsi in larga maggioranza, con atteggiamento consapevole. Adesso siamo entrati in una nuova fase di paure che ci costringe a fare i conti con la precarietà delle nostre esistenze, in cui si mischiano sentimenti contrapposti come la speranza di mettere al riparo i figli dal contagio e il timore di compiere questa scelta. Nel dilemma tra la fiducia e lo scoramento, la paura assume un nuovo volto nella genitorialità, si riempie di esitazioni e affievolisce il coraggio delle scelte. Quali decisioni prendere? Siamo ancora in grado di gestire gli stravolgimenti della nostra vita sociale, affettiva e psicologica? Come far fronte all’angoscia? Come non trasmetterla ai figli?

La drammaticità dell’emergenza e la potenza delle risposte sanitarie messe in campo in questi mesi si rispecchiano nelle metafore utilizzate per descrivere la situazione che stiamo vivendo: dalla “guerra”, usata soprattutto nei primi tempi, alla “tempesta” che richiama il dramma delle forze della natura che si scagliano contro gli esseri umani impotenti. Si tratta di metafore che fanno riferimento alla situazione piena di pericoli ed incertezze, che coinvolge ancora di più chi ha responsabilità genitoriali, tra la necessità di non privare i propri figli di ulteriori momenti di socialità e vita relazionale, senza esporli tuttavia ai pericoli. Un equilibrio difficilissimo, che appare quasi impossibile e chiama in causa, oltre alle misure sanitarie, la genitorialità in ogni sua declinazione.

Va riconosciuto che la società italiana nel suo complesso ha accettato e vissuto con responsabilità il lockdown, ha scelto di vaccinarsi in larga maggioranza, con atteggiamento consapevole. Adesso siamo entrati in una nuova fase di paure che ci costringe a fare i conti con la precarietà delle nostre esistenze, in cui si mischiano sentimenti contrapposti come la speranza di mettere al riparo i figli dal contagio e il timore di compiere questa scelta. Nel dilemma tra la fiducia e lo scoramento, la paura assume un nuovo volto nella genitorialità, si riempie di esitazioni e affievolisce il coraggio delle scelte. Quali decisioni prendere? Siamo ancora in grado di gestire gli stravolgimenti della nostra vita sociale, affettiva e psicologica? Come far fronte all’angoscia? Come non trasmetterla ai figli?

Il mio articolo Pe HP




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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