Vanna Iori

Omicron e i genitori di fronte alle paure

Omicron e i genitori di fronte alle paure
08/01/2022 | Categorie: Educazione, Genitorialità, Media Press, Minori


Sono tante le sfumature del sentimento di paura che domina in questi giorni la nostra esistenza: dalla preoccupazione all’angoscia, dallo sgomento fino al panico. C’è un elemento nuovo, oltre alla velocità della diffusione e al conseguente aumento dei contagi: questa nuova variante Omicron sta colpendo i bambini con conseguenze anche molto gravi, ricoveri in ospedale e cure intensive. Il numero dei bambini ricoverati è quasi raddoppiato. Triplicato il numero di piccoli in terapia intensiva. All’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma i ricoveri sono raddoppiati in 10 giorni a dimostrazione che il virus corre nella fascia di popolazione più scoperta dal vaccino. Secondo il report di oggi degli ospedali-campione monitorati dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) nei sette giorni tra il 28 dicembre e il 3 gennaio sono aumentati dell′86% i pazienti sotto i 18 anni ricoverati per Covid (rispetto al totale dei pazienti pediatrici dei sette giorni precedenti).

Nella prima ondata di bambini malati ce ne sono stati pochissimi, anche perché vivevano chiusi in casa. Ora sta cambiando profondamente il quadro e con esso le paure degli adulti che nella prima fase erano concentrate sui terribili rischi psico-pedagogici legati alla vita emotiva, all’isolamento e all’assenza di relazioni, mentre oggi afferiscono alla salute e alla vita stessa dei figli.

La drammaticità dell’emergenza e la potenza delle risposte sanitarie messe in campo in questi mesi si rispecchiano nelle metafore utilizzate per descrivere la situazione che stiamo vivendo: dalla “guerra”, usata soprattutto nei primi tempi, alla “tempesta” che richiama il dramma delle forze della natura che si scagliano contro gli esseri umani impotenti. Si tratta di metafore che fanno riferimento alla situazione piena di pericoli ed incertezze, che coinvolge ancora di più chi ha responsabilità genitoriali, tra la necessità di non privare i propri figli di ulteriori momenti di socialità e vita relazionale, senza esporli tuttavia ai pericoli. Un equilibrio difficilissimo, che appare quasi impossibile e chiama in causa, oltre alle misure sanitarie, la genitorialità in ogni sua declinazione.

Va riconosciuto che la società italiana nel suo complesso ha accettato e vissuto con responsabilità il lockdown, ha scelto di vaccinarsi in larga maggioranza, con atteggiamento consapevole. Adesso siamo entrati in una nuova fase di paure che ci costringe a fare i conti con la precarietà delle nostre esistenze, in cui si mischiano sentimenti contrapposti come la speranza di mettere al riparo i figli dal contagio e il timore di compiere questa scelta. Nel dilemma tra la fiducia e lo scoramento, la paura assume un nuovo volto nella genitorialità, si riempie di esitazioni e affievolisce il coraggio delle scelte. Quali decisioni prendere? Siamo ancora in grado di gestire gli stravolgimenti della nostra vita sociale, affettiva e psicologica? Come far fronte all’angoscia? Come non trasmetterla ai figli?

Siamo riusciti, grazie ai vaccini, a riprendere in mano le nostre vite, a tutelare salute ed economia e a far tornare i bambini e i ragazzi a scuola: elemento decisivo per restituire ai più giovani la loro vita, recuperando gli effetti del disagio e dell’ansia generata dalla solitudine e dall’alterazione della vita affettiva e relazionale.

Oggi è fondamentale fare un passo avanti in più, mettendo in sicurezza la fascia più esposta alle mutazioni del virus. Eppure molti genitori che hanno scelto senza esitazione di vaccinarsi, non fanno lo stesso per i propri figli: sono mossi da preoccupazioni e timori legittimi. Navighiamo tutti a vista e siamo sommersi da una iperinformazione che, anziché aiutare a comprendere la complessità, conduce spesso alla confusione tramite messaggi superficiali e contraddittori.

Ora è il momento del coraggio e della resistenza nel mantenere le forza nonostante la stanchezza e l’angoscia. Vaccinare oggi i più piccoli significa proteggerli dal virus e consentire loro una vita sociale che è indispensabile anche per la loro formazione emotiva. Nella prima ondata i disagi più rilevanti che la società si è trovata ad affrontare sono stati proprio quelli sociali e psicologici che si sono sviluppati all’interno delle abitazioni e tra le ragazzi in lockdown, in una sorta di sospensione del tempo, della mobilità e dei contatti umani e sociali esterni. Da quell’esperienza che ha generato dolore, depressione, rabbia, disagio esistenziale, insicurezza e paure, ora serve da parte dei genitori un atto di fiducia, consapevolezza e grande generosità. Abbiamo toccato con mano come solo la solidarietà comunitaria sia in grado di colmare le lacune di sistema. Questo sarà un lungo inverno di paure che avrà conseguenze sulla vita di tante persone con stravolgimenti nel vissuto più profondo delle relazioni sentimentali primarie. Le famiglie con bambini sono in grande difficoltà perché devono fare un passo in più. Oggi vaccinare i bambini significa vivere la scelta ardua di valutare il loro bene davanti alle nostre paure. E questo passaggio richiede uno sforzo collettivo per un nuovo modello di rapporto tra individuo e comunità.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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