Pari dignità nei saperi e nei sentimenti

La Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze che si celebra oggi, deve costituire un’occasione importante per ricordarci che educare alla reciprocità e al rispetto nella differenza è fondamentale se vogliamo arrivare a una vera e autentica parità tra i generi.
È questa una vera e propria emergenza, come ogni giorno ci dimostrano i tanti fatti di cronaca, con storie di terribile violenza quotidiana che mettono in luce come sia necessario puntare sull’educazione e sulla formazione per fornire alle bambine e alle ragazze la possibilità di concepire il proprio valore, la stima di sé e di esprimere il proprio progetto di futuro nell’uguaglianza delle opportunità. A partire dal gioco e dai giocattoli, dal linguaggio, dall’educazione all’autostima, dagli stereotipi sul corpo a quelli sull’intelligenza, dall’orientamento negli indirizzi scolastici, dalle opportunità professionali, dai ruoli familiari, tutto l’universo culturale, compreso il vocabolario, sembra “insegnare” alle bambine una posizione di inferiorità sociale e culturale.
La consapevolezza di sé nasce innanzitutto in famiglia e a scuola, già con le esperienze formative, a iniziare dalla prima infanzia. Imparare a rimuovere gli stereotipi che ancora oggi continuano a condizionare le scelte scolastiche, professionali, affettive femminili è essenziale, soprattutto, nel mondo che si avvia a compiere la quarta rivoluzione industriale accelerata dalla pandemia. Il Recovery Plan ci darà grandi opportunità per condurre il Paese verso una indispensabile transizione digitale ed ecologica che porterà con sé grandi opportunità di lavoro ma esse possono essere colte innanzitutto da chi sarà impegnato in nuovi percorsi di studio nelle materie STEM e in un costante aggiornamento della formazione.
Dobbiamo rimuovere le barriere culturali che impediscono alle ragazze di sviluppare le loro potenzialità in ogni campo del sapere. Secondo il report 2020 dell’Istat, solo una donna su sei è laureata in materie STEM (Scientifiche, Tecnologiche, Ingegneristiche o Matematiche). Purtroppo i numeri ci dicono che le giovani donne spesso continuano ad essere escluse da questi percorsi; le ragioni sono tante ma è chiaro che questa esclusione non giova al Paese per una crescita solida e duratura in tutti i settori della vita pubblica e politica che registra ancora una scarsa presenza femminile.
Per questo la giornata che celebriamo oggi non deve essere un vuoto richiamo a un generico impegno di inclusione, ma l’assunzione di una responsabilità collettiva che riguarda ognuno di noi a lavorare per rinnovare il Paese, partendo da un nuovo protagonismo femminile. Per riuscire dobbiamo anche cambiare il linguaggio che è troppo spesso divisivo e lavorare su un nuovo concetto non solo di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ma di condivisione dei ruoli perché le donne devono poter lavorare ed essere impegnate nella vita pubblica.
Ma tutto parte dai primi anni di vita e dalla capacità delle famiglie di essere agenti di cambiamento culturale. Le nuove generazioni vanno accompagnate lungo tutte le fasi del percorso educativo a questa consapevolezza di sé e a una maggiore capacità di vivere relazioni e dimensione affettiva. In questo senso, sarebbe fondamentale che tutte le forze politiche riconoscessero l’urgenza di intervenire per dare dignità di cittadinanza al sapere emotivo e riconoscere i sentimenti come una parte fondamentale dei processi di conoscenza, in vista, tra l’altro, della possibilità di preservare dai matrimoni e gravidanze precoci.
Per farlo, tuttavia, è necessario superare contrapposizioni ideologiche, spesso strumentali, che avvelenano il dibattito pubblico e spingono molti a rifiutare tout court il ruolo dell’intelligenza emotiva nella costruzione dei percorsi formativi. Oggi la grande sfida dei sistemi educativi è proprio questa: tenere insieme le competenze emotive con quelle cognitive, guardando al futuro e al mondo che cambia.
Quasi tutti i paesi europei hanno predisposto in campo educativo e scolastico strumenti di sensibilizzazione, di educazione all’affettività e di lotta agli stereotipi. In Italia si affida questo compito alla capacità di iniziativa di singoli dirigenti scolastici o docenti che, nell’ambito dell’autonomia concessa a ogni scuola, decidono -con il consenso delle famiglie- di avviare dei percorsi specifici. Ma dobbiamo costruire un’operazione di sistema che preveda l’educazione ai principi di rispetto delle differenze e tutela delle pari opportunità nell’accesso alle competenze e alla capacità di usarle consapevolmente ed efficacemente.