Vaccinare persone con disabilità e caregiver
Nei giorni scorsi ho sottoscritto con convinzione, insieme a tanti altri parlamentari e 40 associazioni, la lettera dell’Intergruppo Malattie Rare al ministro Speranza con cui si chiede di rivedere le priorità vaccinali indicate nelle Raccomandazioni aggiornate all’8 febbraio.
Esse prevedono, infatti, che dopo il completamento della vaccinazione delle persone over 80, debba essere data precedenza alle “persone estremamente vulnerabili”. Tra queste rientrano anche i soggetti con “condizioni neurologiche e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica)”. Tuttavia, tra le condizioni definite nella Tabella per accedere in via prioritaria alla somministrazione delle dosi, mancano tante altre patologie che comportano disabilità gravi.
In presenza di questi dubbi interpretativi, le Regioni stanno andando in ordine sparso e ciò determina scelte discriminatorie rispetto a una problematica molto sensibile su cui occorrerebbe grande attenzione. Si passa dall’Emilia Romagna e il Lazio, dove le prime vaccinazioni per le persone fragili sono partite, alla Lombardia o alla Puglia, dove non sono neppure ancora state programmate, privilegiando altre categorie. Un quadro frammentato e disomogeneo che non tiene conto della difficoltà in cui vivono le persone vulnerabili e i loro cari.
In questo senso, è grave anche non aver considerato fattori ambientali e relazionali perché ciò ha portato ad escludere molte persone non autosufficienti o non collaboranti, e ciò anche in presenza del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità come previsto dall’articolo 3, comma 3, della legge n. 104/1992. La titolarità della Legge n. 104/1992, così come anche la titolarità di una percentuale di invalidità civile superiore al 67% potrebbero infatti essere utilizzati come criteri oggettivi e facilmente disponibili per individuare persone in stato di fragilità.
A ciò si aggiunga che non è stata data una priorità ai caregiver delle persone con disabilità, nonostante si tratti di soggetti per i quali siano riscontrabili criticità analoghe a quelle individuate per il personale sociosanitario e per quello delle RSA. Nelle Raccomandazioni, infatti, solo con riferimento ad alcune specifiche patologie è indicata come prioritaria anche la vaccinazione dei conviventi della persona malata, mentre in tutti gli altri casi questa raccomandazione non è presente.
Le persone vulnerabili hanno sofferto più di altre questo anno di pandemia: sono state -in molti casi- lasciate sole e i loro cari non sono stati sostenuti. Parliamo di persone che, negli ultimi dodici mesi, hanno avuto difficoltà a mantenere il distanziamento, ad effettuare tamponi, a rispettare la quarantena domiciliare o i ricoveri.
Molte persone che hanno continuato a lavorare, nonostante patologie serie, che un eventuale contagio renderebbe ancora più pericolose per la salute e la vita stessa. In questi mesi, sulla necessità di garantire un’equa priorità vaccinale a tutte le categorie a rischio e ai loro caregiver sono intervenuti gli appelli di diverse associazioni, ad oggi inascoltate.
Credo che il governo debba immediatamente intervenire con indicazioni chiare, precise ed esaustive che non lascino spazio a dubbi interpretativi e tutelino tutte le persone fragili e i caregiver. Si tratta di un fatto di civiltà ed etica. Lo Stato protegge i più deboli. In questo caso si tratta di milioni di persone che in questi mesi si sono adattate per evitare di contrarre il virus, vivendo una condizione di profondo e doloroso isolamento sociale. La politica vera, quella che si occupa delle persone, non può accettare discriminazioni e indifferenza. Per questo mi auguro che si corregga rapidamente il vulnus. La qualità democratica di un Paese si vede in questi momenti.