Vanna Iori

Vespa, Volo e il gigante buono: restituiamo dignità alle donne

Vespa, Volo e il gigante buono: restituiamo dignità alle donne
20/09/2019 | Categorie: Donne, Femminicidio, Huffington Post, Media Press


In questi ultimi giorni, una serie di episodi di cronaca ha messo in luce l’atteggiamento retrogrado e maschilista che alcuni uomini delle istituzioni, della stampa e dello spettacolo mostrano nei confronti delle donne. Dapprima l’inqualificabile e inaccettabile intervista di Bruno Vespa a una donna vittima di violenza e sopraffazione e ora la proposta di un consigliere regionale leghista di mettere le donne in vetrina per favorire il turismo. Per non parlare dell’intervento di Fabio Volo, seguitissimo dai giovani, che ha dato della poco di buono a una cantante per il modo in cui canta e si veste.

Tutti questi episodi indicano il perdurare, anche tra persone insospettabili, di pregiudizi difficili da sradicare. Le donne sopraffatte devono cercare le loro eventuali responsabilità di fronte alla violenza subìta, le ragazze che si vestono con colori sgargianti, si vogliono far notare e quelle che portano la minigonna non si lamentino poi se vengono molestate. Più, in generale, si immaginano le donne esclusivamente attraverso il loro corpo, considerato soltanto un oggetto di cui gli uomini possono disporre.

Purtroppo questa sconcertante visione delle donne e della negazione del ruolo che dovrebbero svolgere nella società, ha trovato sponda anche nella politica e nelle istituzioni, basti pensare alle donne che al Papeete danzavano in tanga, esibite da un ammiccante Ministro-Capitano.

Le donne come oggetti passivi, solamente corpi, e non soggetti attivi di partecipazione e cambiamento, corrispondono a una classe dirigente che non ha mostrato alcun rispetto per loro e ha utilizzato parole che hanno alimentato quella sottocultura che le presenta come oggetti sessuali. È la medesima politica che tace di fronte ai femminicidi e che esalta gli animi sulle pagine social quando si tratta di bullizzare un’avversaria.

In questa logica di svalutazione del corpo femminile come oggetto di divertimento o di sfruttamento o di violenze, un uomo che uccide una donna che lo rifiuta può essere persino definito un “gigante buono”. Se la politica, la cultura e le istituzioni sono i primi ad accettare un linguaggio di odio e disprezzo, come possiamo pensare di migliorare la condizione in cui vivono tante donne? Come possiamo pensare di contrastare la violenza di genere che oggi rappresenta una drammatica emergenza sociale?

Mi auguro che chi in questi giorni si è reso protagonista di questi episodi davvero poco edificanti, si scusi e rifletta sul fatto che qualsiasi incarico pubblico richiede responsabilità e rispetto per la dignità femminile.

Inteso cioè come un oggetto, una cosa fra le cose, il corpo può essere usato come strumento, esibito, spezzato, distrutto. Il valore e il rispetto del corpo richiamano invece il profondo significato di ciò che implica e comporta “essere” un corpo. Ogni volta che ci poniamo nella logica dell’avere un corpo, questo assume il carattere di un possesso: il corpo che “ho”, ridotto a cosa, è privato della sua umanità e della sua dignità esistenziale.

Un maggiore rispetto per quel corpo-valore, che è espressione della stessa inviolabilità della persona umana, richiede di poter vivere con serenità il proprio corpo, per costruire un autentico progetto di sé nella libertà. Basta privare le donne della loro libertà e dignità.

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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