Vanna Iori

Nuove insicurezze e risposte di cartapesta

Nuove insicurezze e risposte di cartapesta
21/06/2019 | Categorie: Huffington Post, Media Press


In questi mesi molti cittadini stanno dimostrando, attraverso il voto, di volersi affidare alla sicurezza promessa dall’uomo forte che se ne fa garante. E non importa se, nel corso del primo anno di governo, siano aumentate le insicurezze nel lavoro, nella maggiore precarietà delle finanze pubbliche, nelle minori tutele per le famiglie e soprattutto per i soggetti più fragili e bisognosi.

I nuovi uomini di governo, di fronte alla crisi che attanaglia la nostra quotidianità, hanno risposto con i proclami standardizzanti, hanno gridato a una generica perdita dei valori, hanno proposto la necessità di un quadro di regole più duro. Hanno trovato colpevoli da gettare in pasto all’opinione pubblica, denunciando complotti e volontà punitive.

E la maggioranza degli italiani sembra aver accettato questa estrema semplificazione, in nome di un presunto buonsenso che dovrebbe proteggerli dalle incertezze del futuro, dalla globalizzazione, dagli straordinari cambiamenti che attraversano il nostro tempo. A questa domanda di sicurezza, per ora ha vinto chi ha risposto con la promesse di uno scudo di cartapesta.

Le risposte che si articolano sull’analisi del reale, sulla consapevolezza di cosa sta accadendo qui e ora, vengono rigettate in modo quasi sdegnato come se non fossero riferite all’oggettività delle cose. Stiamo assistendo a un rifiuto collettivo della realtà alimentato dalla propaganda che rischia di portare un’intera nazione sull’orlo del baratro.

Ecco, questo fenomeno di estrema semplificazione sta creando un paradosso di cui temo dovremo pentirci nei prossimi anni. Perché se la politica è ridotta a un gioco spregiudicato, privato di regole e di etica, si rischia di trasformare la nostra democrazia in qualcosa di diverso.

Una estrema semplificazione della nostra organizzazione sociale, finanziaria e comunicativa, infatti, porterebbe verso una democrazia “autoritaria” dagli esiti ignoti.

La democrazia  – per essere tale – ha bisogno di regole, di bilanciamenti tra i poteri dello Stato e di controlli. Se si modifica questa impostazione si rischia di far precipitare il Paese nel suo peggiore esito: l’instabilità come condizione naturale. Una gravissima crisi di sistema metterebbe in pericolo molte delle conquiste ottenute, sociali e civili, e le certezze economiche di un Paese di grandi risparmiatori.

Gli italiani davvero vogliono questo? Ecco, sulle ragioni per cui la maggioranza del Paese si stia incatenando a un’impossibile promessa di benessere e sicurezza, al riparo dall’imprevedibilità, dovremmo cominciare a interrogarci seriamente. Perché se nei prossimi mesi non saremo in grado di elaborare una risposta politica efficace, dovremo assistere sgomenti al rovesciamento di un Paese, alla perdita dei suoi valori, delle sue alleanze e delle certezze.

I cittadini devono sapere che l’interesse generale deve essere tutelato dallo Stato di diritto che consente, nell’interesse di tutti, l’esercizio dei diritti di ciascuno.

Perché se il popolo, anche di fronte agli insuccessi di una classe dirigente, ai pericoli a cui essa lo sottopone, all’aumentare delle incertezze, non cambia strada, significa che è urgente un ripensamento delle risposte e del modo di raccontarle.

Il cortocircuito cui stiamo assistendo rischia di cambiarci in peggio. Ma possiamo ancora cambiare la storia. Questa è la vera sfida che ci aspetta.

 Il mio articolo per Huffington Post 



Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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