Vanna Iori

Tornano le siringhe dello sballo, dobbiamo rispondere in fretta

Tornano le siringhe dello sballo, dobbiamo rispondere in fretta
21/02/2019 | Categorie: Giovani, Huffington Post, Media Press, Minori


A quindici anni la prima dose di eroina. Sono molte le storie di adolescenti che hanno a che fare con una piaga che sembrava essersi affievolita, ma che in realtà, come denuncia l’Osservatorio della comunità di San Patrignano, si sta di nuovo diffondendo. Lo dicono i numeri: gli ingressi in comunità sono aumentati dell’8,8% in tre anni, non solo i ragazzi ma soprattutto le ragazze.

Si inizia sempre più precocemente e avviene un passaggio più rapido dalle droghe leggere a quelle pesanti in tempi e modi che ricordano, per alcuni versi, gli anni 70. Una droga che ha distrutto vite e famiglie sta tornando nelle mani dei più giovani.

La cultura dello sballo sembra andare verso un passato che appariva ormai tale. Bastava entrare in una discoteca e ci si accorgeva subito che nel consumo di droghe, alcool o pasticche, il gruppo svolgeva un ruolo di aggregazione per tutte le sofferenze affettive e i disagi sociali dei giovani.

L’eroina, oggi come ieri, si accompagna a emarginazione sociale e mette sull’orlo del precipizio tanti adolescenti: modalità di assunzione molto complicate hanno per forza bisogno di luoghi riservati che isolano ancora di più i giovani dipendenti. Si assume eroina in edifici abbandonati, ma anche sul divano di casa. Soli.

L’ambiguità di questo “normale” disagio quotidiano è costituito dalla stratificazione di carenze e difficoltà relazionali. Il confine tra norma e patologia è infatti perennemente instabile e incerto, sempre a rischio di diventare “patologico” e di essere assunto dagli “esperti” nella dimensione medicalizzante, quando le problematiche relazionali non sono più governabili dal nucleo stesso e i genitori giungono alla richiesta di un intervento esterno da parte dello “specialista” (generalmente uno psicologo), che comunque è una forma di esternalizzazione del problema, affidandolo all’esperto, anziché assumerlo su di sé per ricostruire le relazioni intersoggettive.

Ovviamente un sostegno e un accompagnamento esterni e professionali possono essere di aiuto, ma è all’interno della quotidianità che occorre trovare i modi di consolidare vissuti e sentimenti.

E le famiglie? Sanno? Ne parlano fra loro? E con i figli? Il primo luogo in cui cogliere il senso dei comportamenti dei ragazzi è la famiglia, luogo fondamentale della crescita personale. Anche se muta la morfologia della sua composizione e le relazioni genitori-figli stanno vivendo profonde trasformazioni, per mettere a fuoco alcune riflessioni sul consumo delle droghe non si può prescindere dalle relazioni primarie.

La qualità della storia educativa, il rapporto tra i genitori, i legami, le regole, le conoscenze sulle dipendenze, il coinvolgimento affettivo, il dialogo, le occasioni di incontro tra famiglie sono tutti aspetti decisivi.

Occorre attivare scelte politiche educative rivolte agli adulti per affrontare in modo consapevole questa realtà: sia sul versante della prevenzione, dei bisogni emotivi e sociali che inducono alla ricerca delle sostanze e dei compagni di consumo, sia su quello del sostegno e dell’accompagnamento dei genitori di figli che fanno uso di sostanze, poiché si tratta comunque sempre di un passaggio che coinvolge tutta la famiglia.

Molti giovani si trovano in situazioni di isolamento e solitudine, fortemente esposti ai comportamenti indotti dai dettami mediatici, senza guide né maestri. Lo “status” o la “condizione” giovanile di questa generazione “tradita” dagli adulti appare dunque anche sempre più problematica. Difficile imparare ad ascoltare che cosa dice di sé questa “generazione senza voce”.

E trovare il significato autentico dell’esistenza quando tanti di loro sono pervasi di vuoto, infelicità, rabbia che sfocia in comportamenti aggressivi e violenti. Questo è l’impegno politico-pedagogico che ci attende.

L’urgenza è allora una educazione alla genitorialità nel tempo delle nuove sfide educative. A fronte del vuoto che sembra avvolgere molti ragazzi nell’apatia, nell’inautenticità, nella superficialità, nell’indifferenza, è necessaria una forte preparazione formativa affinché la volontà di progettare, proprio nel tempo dell’incertezza, non si dissolva in un’educazione incerta.

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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