Vanna Iori

Sulle misure per la disabilità la più dolorosa menzogna del governo

Sulle misure per la disabilità la più dolorosa menzogna del governo
22/01/2019 | Categorie: Disabilità, Huffington Post, Media Press


La disabilità, come denunciato con parole molto dure dal Presidente della Fish, Vincenzo Falabella, è stata completamente ignorata nel decreto che istituisce il reddito e le pensioni di cittadinanza. A ben vedere si tratta di un fatto molto grave, anche alla luce delle roboanti e solenni dichiarazioni governative con cui negli ultimi mesi, sono state illuse migliaia di persone con disabilità e le loro famiglie.

Con il testo definitivo del decretone licenziato dal Consiglio dei Ministri, infatti, si può dire con certezza che non sia stato previsto nessun aumento universale delle pensioni di invalidità da 285 a 780 euro che Di Maio aveva dato per “fatto” nella velina pubblicata sui social dopo l’approvazione della manovra. Ma neppure è stato stabilito che la disabilità è adottata come criterio o coefficiente per attribuire il reddito o la pensione di cittadinanza.

Questa scelta dimostra come l’esecutivo non abbia tenuto in alcuna considerazione il fatto che la vita di una persona con disabilità e della sua famiglia sia molto più onerosa e difficile della media. Le persone non autosufficienti, infatti, non solo sono generalmente più svantaggiate delle altre da un punto di vista economico, dovendo sostenere costi di vita maggiori, ma corrono anche un rischio di impoverimento più significativo proprio perché gli ostacoli che incontrano nella vita quotidiana rendono più complessa la traduzione del reddito in un reale benessere.

Sono, dunque, i più fragili tra i fragili letteralmente imbrogliati da chi ha giurato che avrebbe dato loro risorse aggiuntive per condurre una vita più dignitosa. Giochetti contabili e la solita propaganda non potranno cancellare questa macchia indelebile.

Non solo. Un’altra questione inaccettabile sta nel fatto che le persone con disabilità che avranno accesso al reddito perché sotto la soglia di povertà, saranno escluse dal patto di lavoro, di formazione e dai progetti di inclusione come se non meritassero di essere inserite in percorsi di vita e dovessero rimanere rinchiuse tra quattro mura perché quello è il loro destino.

Si afferma, in questo senso, una visione delle non autosufficienze che si traduce in una sorta di isolamento coatto, privo di progetto. Invece di perseguire l’inclusione si afferma con una certa evidenza l’idea della separazione.

Il Ministro Di Maio che rivendica questa scelta si rende conto di ciò che significa?

Forse non sbagliavamo quando denunciavamo il pericoloso arretramento culturale nell’istituzione di un Ministero delle Disabilità. Ora, nei fatti, si torna indietro di mezzo secolo rispetto ai passi avanti compiuti sulla strada del riconoscimento del diritto delle persone con disabilità a vedersi riconosciuta la specificità individuale e la dignità di una vita accompagnata e aiutata, rispettosa della differenza.

Non so come il governo potrà giustificare questa scelta ma, oggi, abbiamo la certezza che le misure di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze non sono uguali per tutti.

Il mio articolo per Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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