Vanna Iori

La sicurezza nasce rafforzando le comunità territoriali

La sicurezza nasce rafforzando le comunità territoriali
29/10/2018 | Categorie: Huffington Post, Media Press


Lo slogan “La difesa è sempre legittima” è diventato realtà e richiama quell’antico “Padroni a casa nostra“, connotandolo di violenza. Il concetto che li accomuna è quello dell’abitare che, nel suo senso più profondo, esprime la sicurezza, la pace, il riparo, gli affetti e la libertà.

Mi si conceda un accostamento filosofico che può sembrare stravagante: “L’abitare è il modo in cui i mortali sono sulla terra”, afferma Heidegger. Ogni spazio-luogo non è mai una struttura a sé, indipendente dai soggetti che lo vivono, ma è sempre spazio per un soggetto. È uno spazio vissuto. E sono le tonalità emotive che lo modificano, in base agli stati d’animo e alla qualità delle relazioni.

Da qui il significato decisivo e concreto dello spazio vissuto nelle città. Per trasformare il vissuto dello spazio urbano la risposta è politica e deve tendere a trasformare i “non-luoghi” in luoghi significativi per i soggetti umani sul piano personale e interpersonale. La città dell’isolamento può diventare città delle relazioni se all’esperienza dello sradicamento e della dis-umanizzazione si sostituisce una esperienza autentica dell’abitare. Le condizioni di questa esperienza si costruiscono soprattutto intervenendo sul territorio dell’abitare, luogo primo della quotidianità.

È fondamentale la valorizzazione della territorialità e il senso di appartenenza a un contesto che è, in primo luogo, quello abitativo, relazionale, sociale, culturale, di una cittadinanza intesa come possibilità di riconoscersi e di essere riconosciuti. L’appartenenza è quindi il radicamento nella comunità locale, inteso come “sentirsi a casa”, circondati da cose note, da volti noti, partecipi di quella “socialità diffusa” che si traduce in “responsabilità diffusa”. Da qui, innanzitutto, si coltiva la sicurezza.

La frammentazione sociale che si è venuta acuendo in questi anni per la diminuita importanza dei luoghi di aggregazione tradizionali, luoghi fisici che rivestono un valore simbolico per una comunità locale: quali nuovi luoghi di aggregazione sono individuati dai giovani, dagli anziani? Si vanno perdendo i luoghi informali e l’organizzazione degli spazi che può fornire il senso di appartenenza e di sicurezza.

Le città, e l’abitare, sono percepite oggi, da chi vi risiede o vi transita, sempre più insicure, ed il tema della sicurezza è divenuto centrale nelle radici nel disagio della società contemporanea. La crescente “insecuritas” è condizione dell’esistenza postmoderna metropolitana. La sicurezza diviene quindi non soltanto una condizione psicologica individuale, ma una condizione sociale, un “bene pubblico” che va prodotto e salvaguardato.

Nella società del rischio e del suo correlato, la prevenzione, la sicurezza è un bene che rimanda alle responsabilità istituzionali (“pubbliche” per definizione), sia alle virtù civiche, sia alla ricostruzione di legami sociali non privatistici.

La cultura della domiciliarità è fondata sulle relazioni, dove il privato e il pubblico non assumano, rispettivamente, il significato della chiusura (una malintesa privacy che diventa indifferenza o ostilità) o della paura della minaccia esterna. L’interno “protetto” per le relazioni, i ricordi, i desideri, non è allora soltanto un angolo di casa, ma anche un angolo di città, un quartiere, una comunità: l’angolo di mondo più accogliente, in rapporto con le persone che vi depongono, stratificandola, componendola e ricomponendola, la propria esistenza .

Promuovere una cultura della domiciliarità significa rinsaldare i legami con il contesto per potere continuare a riconoscersi in esso, mettere al centro delle politiche sociali la persona, con la sua storia, le sue radici, il suo mondo di relazioni intergenerazionali e interculturali. La sicurezza quindi non nasce armando l’interno, ma umanizzando l’esterno, rafforzando la comunità territoriale, il contesto dei vissuti di appartenenza.

Il mio articolo su Huffington Post




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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