Vanna Iori

Se il cattivismo si fa Stato

Se il cattivismo si fa Stato
25/07/2018 | Categorie: Huffington Post, Media Press, Minori


Cirasela è una bambina rom di un anno colpita da un piombino esploso da una pistola ad aria compressa. Rischia di non camminare mai più. La colpa di Cirasela, il cui nome in italiano sarebbe ciliegina, è di essere una piccola rom e la sua sfortuna di vivere nell’epoca dei censimenti, dell’odio feroce verso il diverso, del cattivismo che si fa Stato.

Sul web, invece dello sdegno, la rivendicazione. “E allora Pamela, la ragazza uccisa da un immigrato?”, come se ci fosse una gara tra vittime in un’escalation di violenza in cui è necessario affermare un primato: quello degli italiani, possibilmente uomini e bianchi visto che la violenza contro le donne viene, spesso, derubricata a fake news dai professionisti dell’odio seriale.

Come si spiegherebbero, altrimenti, le parole oscene pronunciate da un cittadino che ha dichiarato in televisione che per la bambina sarebbe servito un proiettile vero?

La pratica indecente della rabbia utilizzata come generatore di consenso. La pancia come interlocutore perché la testa è meglio che non pensi. La legge della strada invece della legge dello Stato.

Oggi chi non si assume la responsabilità di questo orrore è colpevole due volte. La prima perché racconta un paese diverso da quello reale, nutrendo di benzina il motore della paura, per ottenere e consolidare il potere e la seconda -ancora più grave- perché consente che queste orde di barbari possano utilizzare impunemente il linguaggio della violenza e dell’odio, non solo giustificate ma anche incoraggiate dai nuovi leader. Se si può definire leader chi utilizza odio e paura per ottenere consenso e tenere in scacco l’opinione pubblica.

Oggi chi non denuncia questo clima è colpevole. Se la sinistra, la società civile, i moderati, la Chiesa, la libera informazione rinunciano a combattere questa battaglia di civiltà contro i seminatori di odio si dovranno assumere una gravissima responsabilità storica perché di fronte a chi semina paura e dolore -perché i sondaggi di opinione dicono che è la strada giusta per ottenere un voto in più- si combatte con le armi della ragione.

E in questo caso ci sono dei principi che dobbiamo difendere. Non si spara contro le persone. Non si armano i violenti. Non si lascia strada libera ai cattivi maestri senza opporre un sussulto di ragionevole umanità. In una società dove il cattivismo è la regola, dove si confonde la solidarietà e il rispetto umano con il buonismo, dove l’analfabetismo funzionale tocca livelli preoccupanti, noi stiamo accettando -senza opporre alcuna resistenza- di consegnare le chiavi del Paese a chi vuole gli italiani sempre più arrabbiati, sempre più ignoranti, sempre più violenti. E, tra qualche mese, gli metteremo la pistola in mano per legge.

Il far west è cominciato nel 2018. Facciamo che questo diventi anche l’anno di una rivincita etica e civile perché c’è un pezzo di Paese che ha urgente bisogno di essere rappresentato, che non spara al prossimo suo, che non odia e dileggia chi non la pensa come lui, che crede nella riscossa sociale e non nell’invidia sociale, che non usa la rete come una cloaca dove vomitare la sua bile e il suo rancore.

Io non ci sto. Sparare a una bambina rom non può essere minimizzato o, addirittura, passare sotto silenzio. Esiste un Paese migliore di questo che aspetta di essere rappresentato.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *