Vanna Iori

La mia intervista al Resto del Carlino di Reggio: “Queste giovani vanno aiutate”

La mia intervista al Resto del Carlino di Reggio: “Queste giovani vanno aiutate”


Venerdì 10 novembre 2017 Il Resto del Carlino di Reggio Emilia ha pubblicato una mia intervista dal titolo “Devono ritrovare l’autostima. Queste giovani vanno aiutate” sui pericoli della rete e sull’urgenza di interventi su un tema rispetto al quale molti genitori sono giustamente preoccupati.

 

 

Ecco la trascrizione integrale dell’intervista.

Onorevole Vanna Iori, deputata Pd e docente universitaria di pedagogia, cosa pensa dello scandalo scoppiato fra Modena e Reggio che ha visto diverse ragazzine coinvolte a causa delle loro foto di nudo diffuse sul web?
«Il primo pensiero va proprio a loro. Sono i soggetti più esposti per la loro fragilità, dovuta all’età. Questo accade quando vengono lasciate sole e dunque vulnerabili in rete».

Una delle protagoniste ha detto che lo facevano per divertirsi fra loro e per noia. Forse più che di fragilità, si tratta di mancanza di consapevolezza?
«Anche. Più della metà delle immagini di bambini sul web finiscono nella rete dark dei siti pedopornografici e parliamo di 25mila foto. Purtroppo gli adolescenti hanno un uso incontrollato dello smartphone e fuori ci sono persone senza scrupoli. Devono essere i genitori a sensibilizzarli».

Colpa loro dunque?
«Nessuna colpa. Non li demonizzo. Loro stessi non hanno un uso consapevole della tecnologia. Bisogna insegnare loro a sorvegliare i figli. Spesso tengo degli incontri su questo tema, l’ultimo dei quali proprio pochi giorni fa al policlinico di Milano. La sala era piena di mamme e papà preoccupate. La domanda è sempre la stessa: cosa faccio, violo la privacy di mio figlio? La risposta è sì. Bisogna farlo per dovere educativo, ma non col fiato sul collo».

E quali strumenti possono adottare?
«I primi sono i filtri anche se purtroppo le lobby pedopornografiche sono abili ad aggirarli. Ma ci sono anche strumenti giuridici: nella recente legge approvata sul cyberbullismo e che comprende anche il sexting, si può fare richiesta entro 24 ore di oscurare il sito in questione. Se non viene fatto, il garante della privacy può farlo entro 48 ore. Ma è materia complicata: Facebook Italia ci ha spiegato che i social hanno provider in tutto il mondo e dunque una legge italiana diventa inutile. Dev’essere un provvedimento internazionale. Ecco perché spingo sull’insegnare ai figli a non scattarsi foto intime e non divulgarle».

Questo è un po’ lo specchio dei tempi che cambiano: una volta il senso del pudore imponeva di non fotografarsi. Oggi invece sembra normale e bisogna insegnare a non pubblicarle…
«Oggi i ragazzi sono portati a pensare il loro corpo come un oggetto. Ma c’è anche un altro aspetto: l’80% dei siti porno sono violenti e porta gli adolescenti a pensare come tale l’atto sessuale. Il 54% dei ragazzi preferisce comunicare in rete piuttosto che telefonare: il contatto umano è sparito».

Come si aiutano queste ragazze?
«Devono recuperare l’autostima ed essere aiutate dalle compagne di classe. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i ragazzi. Bisogna salvaguardare il loro aspetto psicologico: Tiziana Cantone, la ragazza che si è uccisa dopo essere stata schiacciata dal peso del video hard, aveva 31 anni. Immaginate gli effetti su una 16enne…».

Le pene per chi divulga questo materiale sono abbastanza severe o si può fare di più a livello politico?
«Ritengo siano consone: prevedono l’arresto immediato e la reclusione con pena raddoppiata in caso le foto si riferiscono a minori. Le leggi sono buone, ma il problema come sempre nel nostro Paese è la lentezza del processo che rende poco scarsa la percezione di giustizia. I genitori però evitino di postare loro stessi foto assieme ai figli: una recente sentenza a Mantova ha visto condannare una madre citata in giudizio dal padre che non era d’accordo».

Visto l’aumento dei reati informatici, bisognerebbe potenziare il lavoro della Polizia postale.
«Assolutamente. Ma non lo dite a me, ho fatto tre interrogazioni parlamentari per mantenere aperta la sede di Reggio. Il lavoro della Postale oggi è fondamentale».




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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