Vanna Iori

Su Dire: “L’etica politica è etica della responsabilità”

Su Dire: “L’etica politica è etica della responsabilità”
10/06/2017 | Categorie: Dire, Media Press, Politica


Il mio articolo di oggi, sabato 10 giugno 2017, pubblicato sulle pagine dell’agenzia di stampa Dire.

 

La discussione che negli ultimi giorni ha animato il dibattito politico sulla riforma della legge elettorale ha rinnovato la denigrazione, a volte con tratti violenti, nei confronti di una politica accusata di essere mossa dal tornaconto personale o dagli interessi del proprio partito di appartenenza piuttosto che dalla responsabilità nella ricerca del bene comune, missione e fine ultimo della politica stessa.

Il risultato – fallimentare – del cantiere sulla legge elettorale è sotto gli occhi di tutti. Ma quando si arriva ad accusare la politica di essere incapace di rispondere, con responsabilità, alle urgenze del paese, è necessario interrogarsi su cosa manca alla dimensione della politica.

Etica della responsabilità significa “rispondere ai cittadini” e “rispondere di ciò che si fa”. Questa è l’etica politica. Cosa è diventata oggi questa assunzione di responsabilità? E soprattutto come metterla in pratica per non rischiare di essere risucchiati in un cortocircuito di continua delegittimazione dell’azione politica?

Sono interrogativi che ci portano al cuore della politica e della sua originaria dimensione di etica della cura, posta a fondamento dell’agire sociale, come etica pubblica: il “prestare ascolto” e attenzione alla voce degli altri, che ci interpella, ci chiama in causa nelle nostre scelte. L’etica politica assume allora piena dimensione ed è opera di costruzione di civiltà.

Se così non è, si spezza il rapporto di fiducia tra i cittadini e la classe politica, che viene percepita come “casta” perché è attenta prioritariamente o soltanto a ciò che avviene all’interno del proprio nucleo, mentre è “amorale” perché manca di ethos pubblico e
comunitario, in una sostanziale indifferenza verso ciò che riguarda la vita all’esterno del gruppo o partito di appartenenza. Questo atteggiamento mentale svaluta e di fatto impedisce comportamenti di condivisione nell’investimento di risorse ed energie nella collettività.

Il prendersi cura familiare (guidato dall’essere l’uno per l’altro) deve diventare modello del prendersi cura nel pubblico. La cura delle relazioni interpersonali e la cura della città sono necessarie l’una all’altra perché nella vicinanza e nella reciprocità si può costruire e abitare un contesto di comunità che “si prende cura”.

Sottrarsi alla responsabilità etico-politica è sottrarsi anche alla responsabilità di stabilire regole etiche per la convivenza sociale e rende i rapporti politici sempre più frettolosi, distratti e superficiali, dettati da finalità specifiche e dall’utile, piuttosto che dalla condivisione e dalla responsabilità.

L’etica della cura si traduce quindi in politiche solidali che si esprimono nella solidarietà diffusa, dove le risorse informali assumono un ruolo centrale esprimendo quell’invisibile informale che, soltanto se diventa visibile (etica pubblica), può diventare trasmissibile, diffondersi e contrastare l’isolamento e le diverse paure (l’insecuritas del nostro tempo).

Un contesto di pratiche etico-politiche ha l’effetto di generare altre pratiche di solidarietà e responsabilità che incrementano il livello di civiltà. Il senso politico della cura si traduce perciò in un orientamento a promuovere partecipazione ed empowerment, rendendo i cittadini protagonisti e attori delle scelte che li coinvolgono, anziché mantenerli in una condizione di passivi fruitori di scelte formulate altrove, nei “luoghi della politica”, estranei all’esistenza quotidiana.

L’ethos della politica richiama a cercare risposte alla domanda di senso, che si preoccupa di saper vedere il disagio (sempre più complesso e differenziato), saper apprendere il cambiamento, stare nella progettualità, stare nella speranza, non rinunciare ad agire, ma prendersi il tempo per riflettere sulle conseguenze delle azioni.

 




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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