Vanna Iori

Su HP: “Tra Arancia meccanica e Amélie, il cinema per educare alla vita emotiva”

Su HP: “Tra Arancia meccanica e Amélie, il cinema per educare alla vita emotiva”
09/11/2016 | Categorie: Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi, mercoledì 9 novembre 2016, sull’Huffington Post.

 

Il cinema ha l’eccezionale capacità di parlare di noi. Le inquadrature dei volti, gli zoom sugli sguardi, le colonne sonore e i silenzi ricostruiscono il nostro mondo interiore e lo riportano sullo schermo, dove noi possiamo innanzitutto “riconoscere” le emozioni, nel duplice senso di conoscerle per la seconda volta, rivivendole, e nel senso di scoprirle, identificarle, comprenderne l’espressione e coglierne il lessico.

La pietà, lo sdegno, l’orrore, il dolore, le ambiguità e le oscurità del mondo interiore, vissuti attraverso la narrazione dei personaggi, ci mostrano la nostra storia e, al tempo stesso, danno indicazioni per il nostro percorso esistenziale. Proporre a bambini e adolescenti di vedere e commentare un film è un’esperienza pedagogicamente significativa che può insegnare a leggere la realtà dei sentimenti umani e a sviluppare l’immaginario.

Apprendere gli alfabeti dell’intelligenza emotiva è indispensabile per uno sviluppo autentico dell’esistenza nella relazione con se stessi e con gli altri. La mancanza di questa competenza affettiva ci rende molto più vulnerabili, ma anche più insensibili alle vulnerabilità degli altri, incapaci di accorgerci quando stiamo ferendo qualcuno con le nostre parole o con i nostri comportamenti.

L’aumento della violenza negli adolescenti e nei bambini, attraverso le forme che le cronache quotidianamente ci riportano, mostra chiaramente quanto sia diffusa l’emozione della rabbia (spesso a sua volta espressione della vergogna), ma ci deve anche interrogare sul perché di questa rabbia che si manifesta frequentemente nella sua forma più esplosiva e pericolosa che è la violenza.

Si dà sfogo a comportamenti compulsivi dove la pressione emotiva mette in atto dinamiche di relazione in cui i sentimenti non sono conosciuti e neppure nominati dai ragazzi. Il loro linguaggio riduce le espressioni dei vissuti a “sto bene/male”, “mi sento giù/su”, utilizzando pochi termini, sempre gli stessi, poveri di pregnanza.

Eppure questo analfabetismo sembra sfuggire ai genitori e agli educatori, almeno fino a quando non accade un evento tragico. Film come Assassini nati di Oliver Stone o Arancia meccanica di Stanley Kubrick possono essere utilizzati da educatori e genitori per elaborare i temi legati alle diverse aggressività, per andare all’origine delle deviazioni che trasformano la rabbia nella violenza ostentata.

Diametralmente opposto, ma ugualmente efficace, può essere Il favoloso mondo di Amélie, che sprizza dolcezza e sorrisi, per lenire le pene, i dolori e le frustrazioni delle persone.

Anche se va detto che l’educazione ai sentimenti non deve essere confusa con il sentimentalismo. Si tratta piuttosto di un percorso per irrobustire le coscienze, coltivare la capacità di indignarsi, di assumere un impegno, di essere fedeli alla parola data, di stringere amicizie significative e mantenerle, di aprirsi agli altri, di essere coraggiosi e fiduciosi, di avvalersi di tutta la ricchezza del mondo interiore per trarne forza nelle situazioni difficili che la vita inevitabilmente ci presenta.

La visione filmica può aiutare. Attraverso la scelta e l’uso delle sequenze si può insegnare innanzitutto a identificare le alterazioni emotive e il loro manifestarsi negli sguardi, nel tono della voce, nella mimica facciale, nella postura corporea.

I dialoghi o le voci fuori campo possono inoltre insegnare a nominare (nel senso di dare nome) ciò che serpeggia nelle relazioni amicali o familiari che abitualmente non trova parola. Speriamo che la nuova legge sul cinema, appena approvata dal Parlamento, contribuisca a fare del cinema uno strumento per educare alla vita emotiva.




Flavio Maiocco

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