Vanna Iori

Sull’agenzia di stampa Dire: “Oltre la separazione. Preservare i figli dai conflitti di fedeltà”

Sull’agenzia di stampa Dire: “Oltre la separazione. Preservare i figli dai conflitti di fedeltà”
29/10/2016 | Categorie: Dire, Famiglia, Genitorialità, Media Press


Il mio articolo di oggi, sabato 29 ottobre 2016, pubblicato sulle pagine dell’agenzia di stampa Dire.

 

La separazione tra due coniugi costituisce un evento di rottura che, in presenza di figli, catapulta questi ultimi in una nuova dimensione di vita. Una routine si è spezzata. Tutti devono riorganizzare sul piano pratico ed emotivo la propria quotidianità, affrontare una serie di incombenze nuove rispetto alla precedente situazione coniugale.

La frattura nella coppia non è mai simmetrica. Nonostante molti separati affermino di avere raggiunto la decisione “di comune accordo”, c’è nei due coniugi un carico di sofferenza diverso, una capacità differente di prendere le distanze e di assumere un nuovo stile di vita. Questa asimmetria è all’origine di molte difformità nei comportamenti educativi dei due genitori.

Anche se è inutile stabilire colpevoli e vittime, certamente la solitudine e il vuoto del cuore sono maggiori in chi è stato lasciato. Il coniuge che eventualmente si costruisca (o si sia già costituito) un nuovo legame affettivo è animato da nuove progettualità esistenziali.

Questa diversa sintonizzazione dei vissuti emotivi, nella maggior parte dei casi, si traduce in una diversa proiezione temporale tra chi è proteso verso nuove aspettative e chi rimane attaccato al passato.

I coniugi che strumentalizzano i figli nella competizione reciproca cercano in questi “alleati” riconoscimento e legittimazione alla propria posizione: molte contese tra i genitori non sono motivate dall’amore o dal desiderio di prendersi cura dei figli; più spesso nascono da uno spirito di rivendicazione di un diritto. In questi casi i ragazzi non contano, sono usati per altri scopi corrispondenti ad antichi rancori non sopiti, e perciò vengono risucchiati nel tempo passato, privati del legittimo diritto al futuro.

Il primo dovere educativo genitoriale, nella fase del post-divorzio, è quello di preservare i figli dai conflitti di lealtà, cioè dalla richiesta di alleanza con un genitore a scapito dell’altro e dalla scelta dilaniante che li obbliga a prendere posizione nel conflitto, combattuti per il tradimento. Chi ha ragione? Per chi parteggiare?

La scelta del genitore con cui “allearsi” è sempre drammaticamente angosciante per un figlio, non solo perché accresce i sentimenti di abbandono, ma anche perché alimenta nuovi sensi di colpa nei confronti del genitore “tradito”. Per evitare il conflitto di lealtà è necessario (ma quanto difficile!) che entrambi i genitori incoraggino i figli a riconoscere i pregi dell’altro, cercando di ricordare quell’amore che un tempo li aveva uniti in coppia e che li ha generati, affinché essi possano ora cogliere quegli aspetti positivi che il conflitto ha poi deteriorato o oscurato.

Il post-divorzio può dunque ritrovare serenità se gli ex coniugi sanno mantenere rapporti di disponibilità in cui il figlio non sia “diviso” tra due genitori che si detestano, e le responsabilità educative siano oggetto di negoziazione accettata da entrambi.

Proprio per la difficoltà di questi passaggi è sempre utile farsi aiutare da qualcun altro, in posizione di terzietà, nel percorso di mediazione familiare che aiuti i due ex coniugi a rimanere ancora genitori capaci di donare amore e cura educativa.




Flavio Maiocco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *