Vanna Iori

“Fertility Day, una campagna bianco-nero svilisce la complessità della procreazione”

“Fertility Day, una campagna bianco-nero svilisce la complessità della procreazione”
23/09/2016 | Categorie: Genitorialità, Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi, venerdì 23 settembre 2016, sull’Huffington Post.

 

Bianco e nero non è solo una contrapposizione razzista ma è inadeguata alla complessità della procreazione della vita. Al bianco e al nero è solitamente affidata la responsabilità di racchiudere in due categorie le sfumature di un fenomeno.

Presunzione errata perché, se da una parte è vero che alcune volte i giudizi, e le relative scelte, possono avvantaggiarsi di questo modo di ragionare, è altrettanto vero che nella stragrande maggioranza dei casi pensare e agire nell’ottica del “bianco o nero” non coglie le sfumature.

La seconda campagna sul Fertility Day promossa dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, è inficiata da questo errore. L’immagine utilizzata dalla campagna, dove i “cattivi compagni da abbandonare” sono rappresentati da ragazzi di colore e con i capelli rasta mentre i “buoni” sono giovani dalla pelle bianca e sorridenti, banalizza un tema, quello della fertilità, che non può essere affrontato secondo la logica binaria del bianco-nero.

Come è evidente a tutti noi le “buone condotte” sono presenti nel bianco e nel nero così come le cattive. E le sfumature sono ciò che qualifica le differenze nelle esistenze umane e nelle scelte di vita. Tra queste, in primis, la scelta procreativa, che si pone sempre tra i vincoli biologici o economici e le opportunità, i progetti, le speranze e il futuro.

Una campagna sbagliata, dunque, anche a livello concettuale oltre che mediatico perché viziata anche da un equivoco di fondo: confonde e mischia la natalità e la fertilità, che sono fenomeni limitrofi ma ben distinti.

Quello della fertilità è un tema che poteva essere affrontato in modo ben diverso. Il tratto distintivo è sicuramente la complessità intesa appunto come l’esistenza di tante sfumature che corrispondono a vissuti, sentimenti, decisioni, ma anche a problemi ed esigenze.

Bisogna tenere conto di queste sfaccettature innanzitutto per rispettare tutte le sensibilità che gravitano intorno a questo argomento. Un primo spartiacque va segnato tra le coppie che vogliono un figlio e quelle che non lo vogliono. Queste due “categorie” includono sottoinsiemi, a loro volta ibridi tra le due macro-categorie, dove emergono prepotentemente sensibilità, bisogni e necessità che vanno ascoltate e supportate.

Senza avere la pretesa di essere esaustivi prendiamo in considerazione, ad esempio, chi oggi decide di volere un figlio. Il desiderio di diventare genitori deve ovviamente incontrare il favore della genetica. Ci sono, infatti, coppie che riescono ad avere figli in modo naturale e coppie, al contrario, che hanno a che fare con l’infertilità di uno o di entrambi i partner.

In questo secondo caso, la genitorialità può essere garantita (anche se purtroppo la scienza non riesca ancora a colmare del tutto il gap genetico) dal ricorso alle tecniche della procreazione medicalmente assistita. Il boom registrato da questo fenomeno è indicativo di un trend che è in forte crescita.

Secondo quanto riporta il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica a cura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, salgono i cicli di Pma per le donne italiane. Più di mille cicli per milione di abitanti (1.102), un numero che si sta avvicinando al gold standard considerato nelle medie europee di 1.500 cicli offerti per milione di abitanti. E certamente uno dei fattori è l’aumento dell’età media delle donne che si rivolgono a queste tecniche, che ormai è di 36,7 anni.

Quest’ultimo dato, quello dell’età adulta in cui la donna diventa madre, è però espressione anche di un altro universo, quello delle coppie che vorrebbero diventare genitori, ma che alla fine non possono per motivi che vanno dalla difficoltà di trovare un lavoro alla mancanza di risorse necessarie per accendere un mutuo o per pagare un affitto.

È un’altra sfaccettatura di cui occorre tener conto. Anche in questo la campagna del Ministero della salute non incide affatto. La natalità, infatti, si lega a condizioni che non possono essere ignorate. Le difficoltà economiche e sociali impongono il dovere, morale innanzitutto, di lavorare per sostenere il percorso della genitorialità con più vigore, promuovendo un welfare innovativo, capace realmente di intercettare i bisogni di chi oggi ha il desiderio, più che legittimo, di diventare genitore.

Infine non si possono ridurre a ragioni di solo ordine materiale le difficoltà a concepire il progetto di generare e di accogliere una nuova vita. Vi sono anche ragioni relazionali che riguardano la crescente fragilità dei legami di coppia e la minore stabilità che ingenera dubbi, esitazioni, rinvii e paure su una scelta che è comunque “per sempre”.

Molte sono le ricerche che sottolineano gli aspetti di crescente fragilità di coppia e certamente quest’ultimo è il fattore su cui è più difficile intervenire, ma che non può tuttavia essere ignorato.

Bianco e nero dovrebbero quindi essere oggetto di riflessione anche ben al di là dell’immagine pubblicitaria rimossa per le valenze di razzismo che si sono raffigurate: ma perché l’espressione di una logica binaria non rappresenta la complessità della vita e del mettere al mondo.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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