Fertility Day, doverosa la retromarcia della ministra Lorenzin: la campagna è inaccettabile
La nuova campagna per il Fertility Day, promossa dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, è ancora una volta inaccettabile: dopo le slide con la clessidra e gli slogan offensivi nei confronti della donna, si utilizzano stereotipi – come il colore della pelle e persino la capigliatura di una persona ritenuti elementi negativi – che andrebbero contrastati.
Avevamo già condannato la prima campagna: al di là della rimozione del capo della comunicazione, ci auguriamo che la ministra abbia anche compreso che l’errore risiede nel confondere la denatalità con la fertilità e soprattutto che la natalità non si incentiva mettendo il timer a una donna.
Per favorire la natalità occorre promuovere tutte quelle azioni che possono e devono mettere la donna nelle condizioni di vivere la genitorialità come un fattore positivo: dai servizi per l’infanzia alla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, si può e si deve lavorare in un’ottica di implementazione dei servizi esistenti e di creazione di nuovi e avanzati sussidi, non solo economici, in favore delle giovani madri e delle famiglie.