Vanna Iori

Su Dire: “Atleti speciali, sapete trasformare un handicap in un progetto”

Su Dire: “Atleti speciali, sapete trasformare un handicap in un progetto”
08/09/2016 | Categorie: Dire, Disabilità, Media Press, Sport


Il mio articolo di oggi, giovedì 8 settembre 2016, pubblicato sulle pagine dell’agenzia di stampa Dire.

 

“La vita mi ha sorpreso e io, un po’, l’ho ricambiata”. Alex Zanardi, uno dei volti italiani alle Paralimpiadi di Rio che hanno preso il via in Brasile, ha usato queste parole per spiegare la sua “resurrezione” dopo quell’incidente che nel 2011 l’aveva privato degli arti inferiori.

Un trauma, fisico e morale, che ha superato al punto da presentarsi ai Giochi con l’obiettivo di “fare sul serio” perché, ha spiegato, si parla di sport “ad alto contenuto tecnico”. Esattamente come lo sport dei cosiddetti normodotati.

La storia di Alex Zanardi è una delle tante che animeranno le giornate delle Paralimpiadi. Storie di normalità. Di progetto. Di futuro. Nonostante una disabilità fisica. A quella barriera, a quell’ostacolo si è arreso ma lo ha trasformato in una nuova opportunità, voglia di competere, di vincere. La storia di Zanardi e quelle degli altri atleti sono racconti di vita. Di una vita che a un certo punto diventa privazione di opportunità, ma che poi sa trasformarsi. Anche e soprattutto grazie allo sport.

È in questo contesto che si sviluppa l’educazione allo sport paralimpico, che tradotto significa avere la capacità e la forza di non rimanere prigionieri della propria disabilità, ma al contrario concepire un progetto che ne tenga conto, che parta proprio da lì, per concepire un nuovo progetto di sé.

L’incontro tra educazione e sport si rivela sempre fecondo, ma nella disabilità presuppone ancor più preparazione, ricerca, sperimentazione, valutazioni attente. Tutte competenze che non si improvvisano, proprio come avviene in ogni attività sportiva.

Ma qui, oltre al contenuto tecnico, all’allenamento muscolare, alle posture corporee, c’è di più. Ci sono percorsi formativi capaci di rianimare la speranza nel futuro e dargli un senso, pur nelle situazioni difficili; ci sono allenatori che sono anche educatori capaci di coinvolgere e produrre cambiamenti positivi nella crescita esistenziale e di vivificare le relazioni.

È necessaria una forte determinazione affinché la volontà di progettare il futuro, pur nell’incertezza, non si risolva in un’educazione incerta. Così come è necessario avere tanta forza per chi convive ogni giorno con una disabilità.

Chissà quanta forza ha dovuto tirare fuori Zanardi. Eppure ce l’ha fatta. O Bebe Vio, colpita da una forma aggressiva di meningite quando aveva soltanto undici anni. Ha subìto l’amputazione delle braccia e di entrambe le gambe, ma non ha mai ceduto alla rassegnazione. Ha trovato nello sport una fortissima forma di espressione della sua personalità e del suo talento. Ora, con il fioretto in carrozzina, va alla caccia dell’oro.

Accogliere la propria difficoltà o disabilità con realismo, ma senza rassegnazione, rappresenta uno stimolo per l’autenticità educativa. Richiede volontà, allenamento, costanza, ma soprattutto richiede un affiancamento per la gestione delle emozioni legate alle fatiche, agli insuccessi, alle sconfitte e (perché no?) anche alle vittorie, per continuare a mantenere il giusto equilibrio.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *