Vanna Iori

Su Avvenire: “La legge sugli educatori mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti”

Su Avvenire: “La legge sugli educatori mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti”
23/04/2016 | Categorie: Educazione, Media Press


Il quotidiano Avvenire, nell’edizione di sabato 23 aprile, ha dedicato un’intera pagina alla mia proposta di legge per la disciplina delle professioni di educatore e pedagogista, pubblicando un articolo sull’iter parlamentare della legge (con il parere della relatrice Milena Santerini) e un’intervista a me e alla collega Paola Binetti.

Nello spazio che mi è stato concesso ho cercato di dissolvere i timori di chi in queste ultime settimane ha sollevato obiezioni su alcuni aspetti della legge, rassicurando tutti sull’obiettivo di risolvere un’anomalia tutta italiana (che consentiva a una facoltà di medicina di formare degli educatori) e di rendere il titolo degli educatori riconosciuto non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa.

 

 

Ecco il testo integrale dell’intervista.

 

Nessuna confusione di ruoli. Anche se gli ambiti occupazionali sono in parte simili, «sono i compiti a cambiare. La legge serve per mettere ordine», per mettere fine «alla possibilità che chiunque s’improvvisi educatore ». La deputata Pd Vanna Iori, firmataria del ddl sugli educatori unificato con il testo di Paola Binetti, rivendica l’aver «riempito un vuoto normativo » e l’aver voluto «riqualificare il livello educativo, obbligando chi lavora in quel settore alla laurea».

Il testo però non piace a tutti.
Chi solleva obiezioni è una piccola minoranza, abbiamo invece ricevuto un documento unitario della quattro maggiori associazioni di educatori e pedagogisti a sostegno della legge. Comprendo il timore di perdere spazio, dinanzi a qualcosa di nuovo, di chi era in una posizione un po’ più avvantaggiata. Ma la realtà è che eravamo in presenza di una anomalia tutta italiana che consentiva ad una facoltà di Medicina di formare degli educatori. In più con questa legge il titolo degli educatori è riconosciuto anche nel resto d’Europa.

Non c’è il rischio di togliere sbocchi occupazionali ad altre lauree?
No, nei primi articoli si definisce la figura professionale dell’educatore e del pedagogista e gli ambiti in cui possono operare. Sono settori in cui peraltro operano già, ma con la specificità del lavoro educativo. Se uno lavora in ambito sanitario, quindi, lo può fare solo limitatamente alle attività educative e relazionali. Anche se perciò gli ambiti di sbocco occupazionali sono simili, sono i compiti ad essere diversi.

E chi non ha la laurea?
Chi opera senza titolo e lavora da almeno tre anni, con un anno facilitato di studi anche con corsi online può conseguire la laurea. Chi ha più di 50 anni o 25 anni di esperienza non ha bisogno nemmeno del titolo universitario, perché ha accumulato esperienza che è importante tanto quanto il titolo universitario. È vero che la laurea non basta, ma educatori non ci si improvvisa. Almeno però si parta da lì. Non dico che la legge ci porrà al riparo dagli episodi di maltrattamenti che la cronaca ci racconta, ma non guasterà. Certo so che è la formazione permanente e il controllo la vera garanzia, ma la legge non aveva questo obiettivo.

La preoccupa l’Aula?

In commissione il testo ha avuto praticamente l’unanimità ad eccezione dell’onorevole Binetti, i pareri che stanno arrivando dalle altre commissioni sono stati votati all’unanimità. Ecco perché non mi spaventa il voto in assemblea, visto che abbiamo avuto un così ampio consenso dalle commissioni, perché tutti hanno capito che è una legge di buon senso.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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