Vanna Iori

Su Avvenire l’articolo “Laurea e formazione obbligatoria. Una legge per 120mila educatori”

Su Avvenire l’articolo “Laurea e formazione obbligatoria. Una legge per 120mila educatori”
01/04/2016 | Categorie: Educazione, Media Press


Venerdì primo aprile 2016 sul quotidiano Avvenire è stato pubblicato un articolo dal titolo “Laurea e formazione obbligatoria. Una legge per 120mila educatori” dedicato alla mia proposta di legge sulla disciplina delle professioni di educatore e pedagogista.

Sotto il ritaglio la trascrizione integrale dell’articolo.

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Procede spedito il percorso parlamentare della legge sugli educatori professionali, che ieri ha superato il giro di boa del voto in commissione Istruzione e Cultura. Tutti d’accordo su una proposta più che mai attuale visti i recenti, drammatici fatti di cronaca avvenuti negli asili e nelle case di cura per anziani e disabili: maltrattamenti, insulti e abusi proprio da parte di chi dei più fragili dovrebbe farsi carico e prendersi cura.

La legge – frutto della fusione di due proposte, la n. 2656 con prima firmataria Vanna Iori (Pd) e la n. 3247 targata Paola Binetti (Ap) – si propone di regolamentare, per la prima volta, la figura dell’educatore facendola uscire dall’equivoco di un doppio percorso di laurea (quello pedagogico e quello sanitario) che fin qui ha portato a un indistinto sbocco professionale. In che modo? Soprattutto fissando contorni chiari e specifici per un ruolo ricoperto oggi nel nostro Paese da ben 120mila persone in modo assolutamente variabile a seconda dei regolamenti regionali o addirittura delle indicazioni dei singoli datori di lavoro.

«È un esercito invisibile – spiega Milena Santerini (DemosCd), relatrice del testo in commissione – che merita rispetto e riconoscimento». Primo paletto per poter svolgere, in futuro, il lavoro di educatore sarà proprio la laurea (o in Medicina o in Scienze della Formazione): «Da qui si apriranno due percorsi differenti e tuttavia complementari – continua la Santerini –: uno quello dell’educatore socio-sanitario, il cui compito sarà quello di operare nei contesti dove sia richiesta una specializzazione anche medica, come quello della disabilità per esempio, o della malattia; altro quello dell’educatore socio-pedagogico, figura più versatile e adatta ai contesti educativi, come il mondo della scuola, ma anche alle difficili realtà delle carceri, dei centri di accoglienza».

La separazione tra le competenze resta, la complementarietà viene rimarcata. Dieci sono gli ambiti previsti dalla legge e 14 i servizi in cui gli educatori potranno esercitare la loro attività professionale, dai servizi educativi 0-6 anni ai servizi geriatrici, dai servizi per le dipendenze a quelli per la disabilità fino alle biblioteche e al mondo dello sport: «Nel nostro Paese per troppo tempo s’è creduto che in certi campi, primo fra tutti l’infanzia, non ci fosse bisogno di una specializzazione. Come se, più piccoli fossero i nostri figli, meno preparazione fosse necessaria per occuparsene. Ora per legge stabiliamo l’esatto contrario: più piccoli e più fragili sono gli esseri umani di cui un educatore deve occuparsi, più conta la sua professionalità».

E per chi già lavora come educatore e non ha la laurea? Non cambia nulla, la legge riconosce l’esperienza sul campo ma prevede anche dei percorsi formativi privilegiati: per esempio la possibilità di conseguire la laurea vedendosi riconosciuto il lavoro svolto come credito formativo. O ancora, per chi lavora da 3 anni nei servizi o ha superato un concorso pubblico per educatore, di un corso intensivo di un anno svolto in ateneo per conseguire la laurea triennale.

Esonero, invece, per chi ha 25 anni di servizio o oltre 50 anni di età, anche se «non si tratta di una sanatoria», precisa ancora Santerini. Certo, «la laurea è requisito basilare e indispensabile, ma non sufficiente per essere un buon educatore» ha precisato più volte proprio la prima firmataria della proposta, Vanna Iori.

Educatori si diventa coltivando «una crescita esistenziale continua», perché si ha a che fare con la fragilità umana. La proposta di legge ora attende i pareri delle altre commissioni, che dovrebbero arrivare in una decina di giorni. Poi, se i quattro quinti dei voti in commissione Cultura saranno confermati, potrà saltare l’esame della Camera e andare direttamente in Senato.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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