Vanna Iori

Se lo stralcio della stepchild adoption diventa un’occasione

Se lo stralcio della stepchild adoption diventa un’occasione
21/03/2016 | Categorie: Adozioni, Interviste, Media Press


Lunedì 21 marzo 2016 sono stata intervistata dall’agenzia di stampa Public Policy sulla questione dello stralcio della cosiddetta stepchild adoption dalla legge sulle unioni civili approvata dal Parlamento. Ecco l’intervista integrale.

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È favorevole alle adozioni a single e coppie gay, propone che il bambino adottato da una coppia italiana acquisisca la cittadinanza, il ddl sulle unioni civili le piace e lo stralcio della stepchild adoption è “un’occasione” se permetterà di rivedere la legislazione in materia di adozioni.

Vanna Iori, docente ordinaria di Pedagogia alla Cattolica di Milano, deputata e responsabile nazionale del Pd per l’infanzia e l’adolescenza, spiega a Public Policy le sue idee in tema di adozioni, materia delicata su cui il Parlamento, in occasione dell’esame del ddl sulle unioni civili, si è confrontato e diviso.

D. Prima di parlare di adozioni, facciamo un passo indietro. Il ddl Cirinnà le piace?
R. Sì, eravamo l’unico Paese che non aveva una regolamentazione in materia di unioni civili. Credo che ora ci sia tutto quelle che le coppie omosessuali chiedevano, ad eccezione della stepchild adoption.

D. Quindi il ddl è monco?
R. A posteriori dico che se lo stralcio della stepchild può diventare l’occasione per ripensare una riforma delle adozioni, tutto sommato non mi dispiace che sia andata così. Anche perché l’adozione del figliastro può continuare a esserci per decisione dei giudici.

D. Passiamo alle adozioni. Proprio lo stralcio della stepchild adoption ha rilanciato l’argomento. Su cosa bisogna intervenire?
R. Bisogna ripensare complessivamente il tema. A livello macro, bisogna ripartire dal principio base del superiore interesse del
minore. Questo non deve essere uno slogan o un ritornello con cui molti si riempiono la bocca senza volerlo veramente realizzare, ma considerarlo elemento basilare, essenziale, senza darlo per scontato. Credo si debba tener conto dei cambiamenti intervenuti nelle famiglie e che per un bambino che sia stato allontanato dal nucleo familiare, sia sicuramente meglio una famiglia di qualsiasi tipo che un istituto.

D. Quindi anche gay e single?
R. Un adulto che ha voglia di donare affetto, prendersi cura di un bambino, è sempre meglio che la permanenza in un’istituzione, per quanto ben gestita. Gli studi ci dicono che il bambino che passa dall’istituzione alla famiglia ha uno sviluppo enorme da un punto di vista psico-fisico e che i bambini privati di una famiglia spesso sono discriminati o sfruttati. Promuovere la famiglia significa promuovere il benessere dei bambini.

D. Scendiamo nel particolare. Su quali aspetti bisogna intervenire?
R. Il meccanismo delle adozioni è molto carente sul piano dei percorsi pre, durante e post affido. Questo comporta una percentuale di fallimenti molto elevata. In sostanza, i bambini sono “abbandonati” due volte. È una tragedia dal punto di vista educativo e sociale. Per questo si devono istituire percorsi pre adottivi per le famiglie in modo da far comprendere loro quali sono le spinte, non sempre nobili, che portano una coppia a chiedere di essere affidataria. L’idoneità non deve essere sancita solo da un colloquio con un Tribunale dei minori, ma deve essere la coppia stessa ad acquisire consapevolezza delle proprie difficoltà e delle proprie risorse nel percorso adottivo. Spesso la coppia che riceve il bambino è abbandonata a se stessa. Quello invece è il momento di maggiore fragilità. Servono percorsi formativi per le coppie.

D. Poi?
R. È necessaria la formazione sull’investimento emotivo e affettivo. L’adozione oggi è considerata un insieme di procedure, ma in realtà è un investimento esistenziale della coppia o del single e del bambino. Occorre poi mettere in dialogo tutte le competenze e professionalità, di tipo giuridico, sociale e psicologico che intervengono nel percorso. Spesso queste non sono in rete tra loro. E ancora, serve intervenire sul numero degli enti autorizzati ai pareri per le adozioni. Ritengo che quelli molto piccoli, che fanno 10 adozioni l’anno, non abbiano molto senso. Sarei per avere enti accreditati che siano presenti in più regioni, solidi, che possano disporre di sedi aperte e attive. Un ente che sia presente in almeno 5 regioni da garanzie maggiore di quello che è solo in una regione o città, e quindi è meno controllabile e meno in grado di fornire servizi. Di conseguenza, serve i definire meglio la natura giuridica degli enti autorizzati e il tipo di contratto che stringono con le famiglie in attesa di adozione e serve prevedere controlli sistematici e annuali, anche sui bilanci, sull’operatività degli enti. Infine sono per prevedere che, in caso di adozione internazionale, il minore acquisisca la cittadinanza italiana.

D. Dopo l’approvazione del ddl Unioni civili (con lo stralcio della stepchild adoption) il Pd aveva annunciato di voler affrontare di petto l’argomento. A che punto siamo?
R. Siamo ancora nella fase preliminare. Abbiamo avuto solo un incontro informale per un primo scambio di opinioni. Stiamo muovendo i primi passi. Credo che l’obiettivo sia quello di ripensare nel complesso la legislazione relativa alle adozioni. È un mondo che aspetta da tempo di essere riorganizzato, di essere normato anche rispetto ai cambiamenti familiari.

D. Le sensazione, però, è che l’argomento si sia raffreddato.
R. C’è la volontà di non fare le cose affrettate, tanto per dire “Dato che non è passata la stepchild adoption al Senato, eccoci pronti a farla passare alla Camera”. Io sono contenta di questo tempo di approfondimento, che non deve essere infinito. Ma non si deve fare una cosa affrettata. Ascoltare tutte le voci è fondamentale per fare un lavoro ben fatto. Il mio impegno è che i tempi siano ragionevolmente rapidi. Ragionevolmente perché sono richiesti riflessione, confronto e soprattutto spero che non nasca una polemica ideologica che invece di perseguire l’interesse del minore si traduca in uno scontro su base ideologica.

D. Nelle scorse settimane, sempre sulla scia del dibattito sul ddl Cirinnà, il Pd aveva manifestato la volontà di presentare un ddl ad hoc che però ancora non c’è.
R. In quella fase così rovente credo che le dichiarazioni siano nate anche sull’onda di ciò che stava succedendo. Sono state giornate travagliate e intense. Adesso credo che possiamo prenderci un tempo adeguato per fare un buon lavoro.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

Un commento

  1. dantina bonvicini
    marzo 26th, 2016 16:17

    Suggerisco all’onorevole di leggere il manifesto sottoscritto da un gruppo di una

    trentina di pedagogisti, giuristi ,medici, avvocati intitolato

    “Con ragione oltre gli steccati”.

    Reply

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