Vanna Iori

Miss Italia. Essere o avere un corpo?

Miss Italia. Essere o avere un corpo?
18/09/2015 | Categorie: Huffington Post, Media Press


Il mio nuovo articolo uscito oggi sull’Huffington Post.

 

Essere un corpo o avere un corpo? L’appuntamento della finale di Miss Italia, il concorso di bellezza per eccellenza del nostro Paese, ripropone ancora l’interrogativo. L’avere implica infatti una concezione della corporeità come possesso che riduce il corpo a cosa, a oggetto da esibire e quindi lo priva della dignità che risiede nell’essere un corpo-persona umana esistente.

Come afferma il filosofo Merleau-Ponty, io non “ho” un corpo, ma “io sono il mio corpo” e quindi non possiamo fare del corpo un uso che si addica alle cose (esibirlo, manipolarlo, negarlo, enfatizzarlo, venderlo), perché così vendiamo o manipoliamo noi stessi.

Salvaguardare la dignità del corpo femminile, contro ogni forma di sfruttamento o di violenza, non è facile in un’epoca dominata dall’esigenza di “avere” corpi belli, atletici, sexy e “da concorso”, per poterli mostrare, mettendosi in fila per ottenere un riconoscimento che prescinde dal “chi sono”, dove prevale solo l’apparire, il mostrarsi.

Il mito della bellezza condiziona fortemente i percorsi formativi femminili, producendo frequenti ansie da inadeguatezza ai canoni. Si tratta di ansie non estranee ai fenomeni, in aumento, dei cosiddetti “disturbi del comportamento alimentare” come bulimia e anoressia.

Mangiare troppo per compensare un vissuto di mancanza di affetto o mangiare troppo poco per esprimere una richiesta di attenzione: in ogni caso si manifesta un bisogno di calore, di nutrimento e di amore che ha a che vedere con il cibo e usa il linguaggio corporeo per esprimersi. Si tratta di depressioni “mascherate”, dai contorni sfuggenti, nelle quali il corpo si fa peso insopportabile e risucchia ogni progetto legato al sé, al mondo e agli altri e si accompagna all’esperienza della solitudine.

Si continua a vivere in quei corpi scarnificati che, nel cercare di raggiungere l’immagine ideale di un corpo snellissimo fino ai limiti dell’evanescenza incorporea, sconfinano ambiguamente nel morire. In questo disagio alimentare è innegabile il ruolo dell’attuale distorta cultura del corpo, e la difficoltà di accettarne i “limiti”, anche per la complicità dei mass media.

Per questo giudico positivamente la decisione degli organizzatori di Miss Italia di aprire il concorso alle cosiddette ”curvy”. Si inizia a incrinare il cliché. Anche se non basta certo questa scelta per cambiare un quadro che vede ancora la donna come corpo-cosa e ne alimenta le aspirazioni a identificarsi con i modelli dominanti.

Le parole di una concorrente che dice: “Sogno di fare la miss da quando ero bambina” esprimono l’incapacità della società attuale di proporre modelli educativi e sociali in grado di offrire alle adolescenti la possibilità di cercare la propria realizzazione in altre nuove immagini di sé, di recuperare nuove modalità di rapporto con il proprio corpo come espressione di sé.

Occorre innanzitutto implementare gli interventi educativi volti a facilitare le ragazze nella possibilità di elaborare i loro progetti di vita, di dedicarsi ad attività di gruppo, di sviluppare l’impegno sociale, di mantenersi nell’apertura al mondo e agli altri, di vivere gioiosamente l’accettazione della propria corporeità.

Poiché i condizionamenti della cultura dominante rendono difficile, per le ragazze, esprimere la propria corporeità al di fuori degli stereotipi codificati dai media ai quali esse vengono tuttora continuamente ricondotte, molti genitori, educatori, psicoterapeuti si trovano oggi sprovvisti di risposte di fronte alle esigenze di operare un contrasto e un decondizionamento rispetto agli stereotipi dominanti. Cercare di cambiarli è un dovere che spetta a tutti noi.




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Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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