Vanna Iori

La mia mozione per il contrasto alla violenza assistita tra le mura domestiche

La mia mozione per il contrasto alla violenza assistita tra le mura domestiche


Il 12 marzo del 2014 ho presentato la mozione Iori 1-00369 contro la violenza assistita tra le mura domestiche.

 

 

La Camera,
premesso che:

il fenomeno complesso della violenza sui minori comprende spesso anche la violenza assistita intrafamiliare;
la violenza assistita è da considerarsi una forma di maltrattamento in quanto obbliga il minore ad assistere ad atti di aggressività, abuso e violenza (fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica) su altri membri della famiglia, su persone a lui legate affettivamente o su figure di riferimento o affettivamente significative, adulte o minori (confronta la definizione fornita dalla commissione di studio del CISMAI);
il minore può avere un’esperienza diretta di tale violenza, quando essa viene consumata in sua presenza, come nei casi di condotte aggressive e lesive all’interno delle mura domestiche, spesso in danno delle madri, oppure indiretta, quando il minore, pur non assistendo alle scene di violenza, ne è messo al corrente o ne percepisce gli effetti negativi. È infatti doloroso per il bambino sapere che determinati abusi avvengono in sua assenza, così com’è traumatico constatarne gli effetti e i segni sul maltrattato nonché percepirne la disperazione e il terrore. È stato dimostrato che anche il solo assistere alla violenza cronica fra genitori può generare nel bambino un disturbo post traumatico da stress (Milano L., Gatti E. 2005);
il fenomeno è generalmente sommerso ma alquanto diffuso: per quantificarne l’entità è opportuno considerare che il servizio 114 emergenza infanzia del dipartimento per le pari opportunità rileva che, fra il gennaio 2006 e il marzo 2012, su 9.834 casi di emergenza identificati, il 7 per cento si riferisce a situazioni di violenza domestica per conflittualità fra i componenti del nucleo familiare di cui il minore è testimone; inoltre, secondo i dati ISTAT, nel 2007 674.000 donne italiane hanno dichiarato di aver subito violenze ripetute dal partner; di queste, il 61,4 per cento ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o a più di questi episodi;
le segnalazioni al 114 riguardano nel 63,6 per cento bambini di età compresa tra 0 e 10 anni, nel 20,8 per cento minori di età compresa tra gli 11 e i 14 anni e nel 15,2 per cento ragazzi tra i 15 e i 18 anni. Tali dati riguardano unicamente i casi accertati, ma la situazione è di fatto ben più grave poiché non tiene conto dell’elevato numero di casi di violenza assistita, consumati nel segreto delle mura domestiche, che non vengono denunciati per timore e pudore delle vittime, quando la violenza è ripetuta, il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire in modo funzionale a livello sociale sono seriamente compromessi. Secondo la letteratura medica l’esposizione continua dei bambini alla violenza costituisce un evento traumatico destinato a produrre rilevanti effetti sullo sviluppo della persona, favorendo inoltre l’insorgenza di psicopatologie, sia a breve che a lungo termine. Nell’immediato si osservano nel bambino manifestazioni di disagio come depressione, isolamento, svalutazione di sé. L’esposizione a situazioni di violenza genera spesso nel minore un senso di colpa per la situazione in cui si sente impotente ed incapace di intervenire;
nel lungo periodo aumenta il rischio della riproducibilità, ossia la tendenza a sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come legittimo strumento relazionale e diventando da vittima abusata nell’infanzia, un adulto abusante. Già negli anni ’80 la ricerca Strass, Gelles, Steinmetz rilevava che gli uomini che hanno assistito durante l’infanzia a episodi di violenza domestica hanno 3,5 maggiori possibilità di diventare maltrattanti verso il partner. La ricerca svolta negli anni ’90 da Dutton e Hart nelle carceri ha a sua volta rilevato come gli uomini che hanno commesso crimini violenti in famiglia avevano fatto esperienza di violenza, sia diretta che indiretta, nella famiglia di origine rispetto agli uomini puniti per altri tipi di reato;
nonostante la diffusione e la gravità del fenomeno, la violenza assistita è a tutt’oggi disconosciuta e minimizzata, sia perché non consente l’individuazione di segni fisici e tangibili sul minore, sia per l’assenza di una chiara definizione giuridica della fattispecie e della rilevanza penale, in special modo nei casi di violenza assistita indiretta, comunque idonea a provocare conseguenze gravi e paragonabili a quelle degli abusi;
l’attività posta in essere da dottrina giuridica e giurisprudenza volta a ricondurre la violenza assistita al reato di maltrattamenti in famiglia ha di certo subito un importante passo in avanti con la modifica dell’articolo 572 c.p. operata dalla legge 1o ottobre 2012, n. 172 di ratifica ed esecuzione della convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007;
successivamente il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, ha abrogato il secondo comma dell’articolo 572 c.p. prevedendo la circostanza della commissione del fatto in danno o in presenza di minore come circostanza aggravante comune di cui all’articolo 61 codice penale;
la medesima legge ha altresì istituito importanti misure di prevenzione contro le condotte di violenza domestica e di tutela delle vittime degli abusi, attribuendo alle forze dell’ordine incisivi poteri di ammonimento dell’autore e di informativa circa i servizi disponibili sul territorio (articolo 3), garantendo l’anonimato del segnalante, predisponendo l’elaborazione di una analisi criminologica sul fenomeno affidata al Ministero dell’interno, tutelando gli stranieri vittime di violenza domestica con la concessione di permesso di soggiorno in caso di pericolo attuale all’incolumità fisica (articolo 4) ed istituendo un piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (articolo 5);
tali misure, se adeguatamente supportate, possono costituire anche un efficace contrasto contro il fenomeno della violenza assistita, andando a garantire una maggiore sicurezza all’interno delle mura domestiche ed un più efficace e celere intervento in situazioni critiche. Una piena attuazione di detta normativa appare dunque urgente e necessaria per contrastare la violenza assistita sia nel caso in cui la condotta si verifichi in presenza del minore, sia quando, pur non assistendo direttamente ai maltrattamenti, il minore sia costretto a vivere in un ambiente domestico caratterizzato da aggressività e violenza, percependo il costante clima intimidatorio ed il pericolo per la vittima a cui è legato affettivamente,

impegna il Governo:

ad adottare misure immediate per contrastare il fenomeno della cosiddetta violenza assistita nell’infanzia e nell’adolescenza su più versanti (prevenzione, educazione, repressione);
a predisporre un sistema di raccolta dati e di monitoraggio del fenomeno della violenza assistita diretta ed indiretta, anche al fine di predisporre politiche di prevenzione e contrasto adeguate;
ad attivare una campagna informativa per sensibilizzare l’opinione pubblica e contrastare tale fenomeno, anche utilizzando gli strumenti economici che l’Unione europea mette a disposizione;
ad assumere iniziative immediate affinché la normativa prevista dal decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, non venga disattesa, con particolare riferimento ai poteri di ammonimento e di informativa delle forze dell’ordine, all’anonimato del segnalante, all’analisi criminologica (articolo 3), tutela degli stranieri vittime di violenza domestica (articolo 4);
a favorire le buone pratiche già poste in essere da servizi, enti e associazioni e da tutte le realtà che incoraggiano l’accompagnamento alla genitorialità, anche a partire dai corsi di preparazione al parto e dai percorsi nascita, al fine di accrescere la consapevolezza educativa e l’assunzione di responsabilità genitoriale come importante prevenzione della violenza sull’infanzia e sull’adolescenza.




Vanna Iori

Docente universitaria e Senatrice del Partito Democratico

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